La replica di Anfaa
Ill. mo Direttore
voglio intervenire in merito all’articolo riportato in data odierna su “La Repubblica”, dal titolo: “Meglio bimbi adottati da gay che soli”.
Mi chiamo Federico Milazzo, sono un figlio adottivo, ormai adulto, sposato con tre figli e un lavoro soddisfacente.
Sono stato adottato all’età di sei anni da una coppia che aveva già due figli biologici, “fatti in casa”, con cui ho subito legato. Non sono mancati per i miei genitori momenti difficili: ero un bambino che si è portato dietro per anni le conseguenze dell’abbandono, che ho tanto patito prima di arrivare in quella che è diventata la mia vera famiglia: loro hanno saputo come prendermi, alternando fermezza e coccole sono riusciti a farmi diventare quello che sono.
Perché ho voluto raccontarvi questo?
Perché credo che il tema dell’adozione possa essere affrontato da due punti di vista opposti: partendo da quello degli adulti o da quello dei bambini senza famiglia, come ero io..
Se partiamo dagli adulti, riconoscendo loro il “diritto” al figlio, a tutti i costi, arriviamo a concedere l’adozione a tutti quanti la vogliono, comprese le coppi omosessuali.
Sinceramente non capisco, anche alla luce della esperienza mia e di altri figli adottivi che ho conosciuto, perché ai bambini che ancora oggi si trovano in stato di adottabilità, lo Stato non debba dare i genitori migliori possibili, cioè un papà e una mamma capaci e affettuosi (e possibilmente dei fratelli e delle sorelle) tenuto conto anche che ci sono 15-20 domande per ogni bambino da adottare.
L’adozione non è un’opera buona, né un rimedio contro la sterilità e neppure un modo per appagare il desiderio di posterità degli adulti. L’adozione è il mezzo per rendere operante il diritto di ogni bambino abbandonato ad avere una famiglia. Ne deriva che non esiste un diritto all’adozione per gli adulti (per nessun adulto): sono viceversa i bambini ad avere “diritto” ad una «famiglia».
Concordo con l’’Anfaa, di cui sono consigliere, che debbano essere eliminate le discriminazioni che gli omosessuali ancora oggi subiscono, ma i diritti dei bambini in stato di adottabilità sono prioritari, devono essere tutelati e non devono essere utilizzati per legittimare la convivenza degli omosessuali.
Grato per la pubblicazione, porgo i migliori saluti
Federico Milazzo
Monza, 24 settembre 2012