L’ANFAA DICE BASTA ALLE DISCRIMINAZIONI
Nei giorni scorsi alcuni quotidiani (come “Il Messaggero” e “La Repubblica”) hanno dato la notizia che un quindicenne di Nettuno si è tolto la vita, precisando che era figlio adottivo.
Non condividiamo questa scelta. Riteniamo infatti che dal momento in cui un bambino diventa figlio ed è amato come figlio, non debba essere descritto come naturale, legittimo, adottivo. Alla storia privata di ciascuno è dovuto grande rispetto ed ogni fatto che lo coinvolga e che abbia una rilevanza per la comunità deve essere trattato con la dovuta correttezza e delicatezza. Lo stesso Garante per la privacy ha ribadito questo principio.
L’aggettivazione sembra invece veicolare l’idea che adottivo sia associato a uno stereotipo negativo, come se l’adozione fosse causa o concausa di comportamenti censurabili. Fa pensare alla cultura che distingue i figli di serie A, quelli biologici, da quelli di serie B, adottati.
I figli non si distinguono per serie, si amano ciascuno col proprio nome e possiamo solo sperare che, nello spazio di libertà in cui ciascuno gioca la propria vita, ogni figlio costruisca il massimo di bene per sé e per gli altri. Difficile sapere dove affonda le sue radici il disagio di un adolescente, che lo portano a scelte estreme come il suicidio.
Ai familiari di questo ragazzo esprimiamo tutta la nostra vicinanza e solidarietà e chiediamo ancora una volta ai mezzi di informazione attenzione e riservatezza, non accanimento giornalistico.
Grazie per la pubblicazione
Iliana Totaro (Presidente Sezione di Roma)