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Se fin dall’antichità si è riconosciuto che adoptio naturam imitatur, solo le scienze moderne – la psicologia, la psicanalisi e la pediatria , soprattutto – hanno dimostrato in base ad ampie e molteplici esperienze che il tempestivo inserimento e l’allevamento a pieno titolo di figlio di un minore nel seno di una famiglia diversa da quella in cui fu generato consentono al minore stesso non tanto di acquistare un nuovo ed esteriore status giuridico, quanto di formare e di sviluppare la propria personalità in modo del tutto simile a quello che avrebbe avuto se fosse nato nella famiglia di adozione. Anni fa, nel presentare alla televisione l’istituto dell’adozione speciale, ricorremmo, per spiegarla più facilmente al pubblico, all’esempio dell’innesto. Nell’innesto, l’artificio si limita all’operazione del giardiniere che pone la gemma nell’albero capace di accoglierla e di farla sviluppare. Tutto il resto, l’accoglimento stesso e lo sviluppo, è opera di natura. Così nell’adozione speciale: il bisogno vitale, che ha il minore, per ben svilupparsi, di avere una madre e un padre che lo amino e lo assistano, è da natura; come è da natura che due coniugi generosi siano capaci di amare, assistere ed educare come figli anche dei minori da loro non generati. E poiché la nostra società, accanto alla piaga dei minori abbandonati, sfruttati, non trattati come figli dai genitori naturali, presenta anche il contrario ed edificante fenomeno di coniugi desiderosi di figli e capaci di far loro da genitori, il legislatore, che deve proteggere i primi, non può per ciò trovare uno strumento più appropriato dell’assicurare loro una nuova e ben costituita famiglia.

Si spiega così come, reclamandolo sempre più e ovunque la coscienza sociale, il nuovo istituto sia stato accolto nelle moderne legislazioni dei popoli civili ed abbia formato anche materia di convenzioni internazionali.

Padre Salvatore Lener

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