Sezione di Como
Lettera a un’amica che non c’è più
Cara Piera,
erano gli ultimi giorni di agosto, ancora pieni di sole e di voglia di vacanza quando è arrivata una telefonata di una nostra carissima amica, che, con la voce rotta dall’emozione, mi diceva che non c’eri più.
Una malattia che ti accompagnava da quando eri adolescente e che secondo i medici non ti avrebbe concesso di diventare adulta e che invece tu avevi esorcizzato impegnandoti in mille attività di volontariato, ti aveva colta in un momento di debolezza fisica e ti aveva portata via in un soffio, che era durato solo lo spazio di una giornata. Ricordo il giorno che ti eri presentata alla sede dell’Anfaa di Como, era una mattina di tanti anni fa, perché volevi insieme a tuo marito avere informazioni sull’adozione e sull’affido.
Dopo aver accantonato l’idea dell’adozione, avete dato la disponibilità all’accoglienza di due fratelli, un bambino e una bambina, ai quali hai fatto da mamma e hai »tirato grandi», pur rispettando il legame con il loro papà; in seguito un’altra bambina, ormai adolescente, e altri minori.
Hai fatto la mamma in tanti modi, spendendo il tuo tempo, il tuo amore, la grinta necessaria per fronteggiare le provocazioni dell’adolescenza.
Grazie Piera.
Avevi dato la tua disponibilità di tempo anche all’associazione, di cui eri diventata una segretaria attiva e sempre disponibile e dove portavi il tuo contributo di idee e di proposte.
Ora ho in mano i tuoi appunti, sui quali avremmo dovuto confrontarci ma, per mancanza di tempo sia tuo sia mio, non ci eravamo ancora trovate, adesso il tempo veramente non c’è più.
Grazie Piera a nome di tutti noi, amici dell’Anfaa, di chi ti ha conosciuto, di chi ti ha sentito nominare e di chi non ha fatto in tempo a conoscerti.
Mariagrazia e gli amici dell’Anfaa di Como
Sezione di Lecce
Il convegno «L’affidamento familiare: un affetto in più» organizzato a Lecce Sabato 17 Settembre dalla sezione locale dell’Anfaa, ha avuto un ottimo successo sia per la grande partecipazione di un pubblico attento ed eterogeno (erano presenti famiglie, volontari, operatori sociali rappresentanti politici) sia per l’alto livello dei contributi dei relatori. A questo Convegno ha fatto seguito Domenica 18 il Consiglio direttivo della nostra Associazione, che è stato caratterizzato da un clima di grande affetto e simpatia, grazie soprattutto all’entusiasmo e alla voglia di impegnarsi per la effettiva realizzazione del diritto di ogni bambino a crescere in famiglia, dei nostri nuovi amici di Lecce. Di seguito riportiamo un articolo su questo Convegno, pubblicato su un settimanale locale a firma di Monica Carbotta
Francesca ha sei anni, ti guarda stranita, non riesce ad emergere dal vuoto che l’avvolge. Vive in comunità sin dalla nascita. Non le si può regalare niente, è inutile, butta tutto subito. Esprime forse così ciò che si sente da sempre: una bimba buttata via. La frase che ripete con più ricorrenza è «Chi se ne importa? A me non importa, neanche a te importa niente vero?» trincerandosi dietro quel falso menefreghismo edificato con i mattoni della sofferenza. Di lei ha raccontato la psicologa Donatella Fiocchi nell’ambito di un convegno dal tema L’affidamento familiare: un affetto in più tenutosi nei giorni scorsi nella sala conferenze della Biblioteca Caracciolo dei Frati Minori di Fulgenzio. L’incontro è stato organizzato dalla sezione provinciale dell’Associazione nazionale famiglie adottive ed affidatarie, di cui è presidente Grazia Manni, che ha coordinato i lavori della serata, durante la quale sono intervenuti il Presidente del Tribunale per i Minorenni Maria Rita Verardo, l’assessore regionale alle politiche sociali Elena Gentile e la Presidente Nazionale dell’Anfaa Donata Micucci, presenti tra gli altri l’assessore Capone ed il senatore Maritati.
La risorsa dell’affido familiare, pur essendo trascorsi oltre venti anni dalla sua istituzione, da noi stenta ancora a decollare, secondo il Presidente Verardo è un cammino «irto di poca informazione e difficoltà». L’affidamento familiare dei minori può essere sia consensuale che giudiziale: il primo non prevede necessariamente l’intervento dei giudici, il secondo ovviamente è di esclusiva pertinenza del magistrato che deve valutare l’adeguatezza o meno della famiglia d’origine a prendersi cura del minore in quel determinato periodo di tempo e, laddove non ci siano ragionevoli margini di miglioramento che ne consentano il rientro, stabilire le soluzioni alternative. «Abbiamo inneggiato alla 184 – prosegue il Presidente Verardo – come ad una legge che metteva il bambino al centro, ma la rivoluzione copernicana non c’è stata ed il giudice si trova ad affrontare difficoltà che provocano disagi ai bambini»: ritardi nell’adottabilità o stallo in situazioni di intollerabile sofferenza. Le famiglie disposte ad ospitare minori sono in numero esiguo e disinformate, le poche famiglie d’origine bene informate ringraziano per l’aiuto, avendo compreso che è solo un supporto che si vuole loro offrire e non una perdita, le altre parlano di ingiustificati strappi cui fa da eco una informazione spesso scandalistica e non attenta a verificare la realtà dei fatti. I contatti, a meno di situazioni gravi di violenza, sono sempre mantenuti (si può trattare anche di ospitalità garantita solo in determinate ore della giornata che prevede il rientro giornaliero nella famiglie d’origine) e le due famiglie sono chiamate a collaborare nell’interesse del minore. E’ ovvio che, mancando la disponibilità di un congruo numero di famiglie affidatarie e verificandosi la grave inadeguatezza delle famiglie d’origine, al giudice non è lasciata altra scelta che farlo ospitare presso le comunità. L’altro problema grave che ci si trova ad affrontare è quello delle risorse economiche. L’assessore regionale Gentile ha denunciato una spesa pro capite in Puglia, per le politiche sociali, di 17 euro contro i 55 della media nazionale e si è impegnata a modificare questi parametri, oltre che ad istituire, su sollecitazione della Presidente nazionale Anfaa, Donata Micucci, un’Anagrafe dei minori ricoverati. L’incontro ha offerto l’occasione di verificare, presso il Tribunale per i Minorenni, l’esiguo numero di minori, della città di Lecce, che vivono presso strutture protette a tempo pieno o a semiconvitto. I ricoveri a tempo pieno sono non più di una ventina, giacché la maggior parte di essi riguarda minori stranieri non accompagnati. Si tratta di minori che versano in gravissime situazioni di disagio trattandosi di genitori tossicodipendenti, carcerati, malati mentali o totalmente assenti, per i quali un contributo economico non sarebbe risolutivo. I minori affidati non a tempo pieno, ma a semiconvitto, sono poco più di una trentina, per dodici di questi il Tribunale ha disposto la frequenza presso una scuola materna e fanno rientro a casa nelle ore pomeridiane.
Durante il convegno è emersa inoltre l’urgenza di organizzare corsi di formazione per aiutare gli operatori e le famiglie disposti ad affrontare il problema. Si ricorda che ci si può rivolgere alla sede provinciale dell’Anfaa, dalle 10.00 alle 12.00, ogni sabato, presso la Biblioteca Caracciolo dei Frati Minori di Fulgenzio, in via Imperatore Adriano 79, per avere ulteriori informazioni. La disponibilità all’affido può essere offerta non solo dalle famiglie, ma anche dai single.
Monica Carbotta
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