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a cura di Emilia De Rienzo e Costanza Saccoccio

 

Ho incontrato in questi ultimi anni molte persone in diversi incontri, ho incontrato insegnanti, genitori, operatori. Sono stati, in generale, incontri in cui ci siamo scambiati idee, perplessità, in cui si è denunciata una scuola non attenta alla relazione con i ragazzi, non attenta alle diversità, una scuola che non sa spesso far fronte ai nuovi bisogni dei bambini e dei ragazzi. Ho ascoltato con interesse tante testimonianze.

Mi è stato chiesto il più delle volte cosa fare. No, non ho ricette magiche e chi le ha ho paura che venda pozioni non tanto efficaci nella realtà. Sono convinta che ci vuole pazienza, impegno, tenacia e voglia di lottare. Un impegno quotidiano che non deve essere vissuto solo come fatica, ma come partecipazione. Bisogna lavorare sul campo, osservare la realtà, capire come fare, non arrendersi anche se il nostro intervento può sembrare una goccia nel mare. Forse è così, ma questo non lo decidiamo noi. Senza tentare, il risultato sicuramente sarà inesistente.

E’ per questo che adesso mi permetto di chiedervi un impegno più costruttivo, di uscire da quell’atteggiamento passivo di rinuncia o di disillusione, di cominciare a raccontare la scuola che viviamo, gli episodi a cui assistiamo, di intervenire in questa rubrica in modo diretto e libero. Abbiamo bisogno di raccogliere le esperienze sul campo, di raccontare una scuola vera, di raccontare piccoli e grandi episodi che insieme possano darci materiale su cui riflettere e su cui avanzare proposte. Di raccontare come vivono o hanno vissuto la scuola i nostri figli, come hanno vissuto, in particolare, il loro essere figli adottivi.

Io l’ho fatto: ho raccontato, come insegnante, “la mia scuola”, quella che ho vissuto in trent’anni di insegnamento ed è diventato un libro. Ora tocca a voi, non scrivere un libro, ma raccogliere materiale per eventualmente scriverne un altro o per lo meno su cui ragionare insieme.

A Verona una mamma mi ha raccontato tante cose positive sulla sua esperienza con i suoi bambini, tanti episodi vivi, reali e poi mi ha detto che non le sembrava così importante la sua esperienza.

Io credo che è proprio qui che sbagliamo: l’esperienza, le esperienze insegnano, ci trasmettono più di quanto si pensi. Bisogna avere il coraggio di iniziare, altrimenti è inutile lamentarsi. Forse abbiamo la sensazione che la scuola o la realtà non possa cambiare in tempo reale per i nostri figli: forse no, ma forse per il futuro sì… chissà.

Se avete qualcosa da dirci scriveteci. Se questa rubrica deve avere una funzione è quella di suscitare dibattito, scambio, per articolare in modo più forte proposte serie e che abbiano attinenza con la realtà che si vive tutti i giorni.

Attendiamo allora un vostro contributo piccolo o grande che sia.

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