Prima di lasciarvi a Carmen e Pier che descrivono i loro sentimenti nell’avventura dell’affidamento di Lele ecco alcuni ragguagli sulla situazione della famiglia d’origine del ragazzo: mamma e papà non conviventi, ognuno dei quali con un certo numero di figli (Lele si trovava in istituto con uno dei fratelli) saltuariamente si avvicendavano nell’andare in istituto a trovare i ragazzi.
L’avvicendamento è continuato anche durante l’affidamento, Carmen e Pier e successivamente Cecilia hanno conosciuto i familiari di Lele (memorabile l’invito a un pic-nic durante il quale la madre di Lele ha offerto l’anatra “cruda”!); nel periodo della nascita di Cecilia Lele è rientrato per breve tempo da sua madre ed inoltre ha partecipato al matrimonio della madre stessa con un altro compagno. Diventato grande i contatti si sono diradati e successivamente ha iniziato lui ad andare qualche volta a casa di alcuni suoi fratelli.
Ma ora lasciamo che siano i protagonisti a parlare.
Doveva essere un’esperienza per il solo periodo estivo, invece…
Torniamo indietro nel tempo, al periodo in cui è iniziata la nostra avventura: siamo una giovane coppia che non ama rinchiudersi fra le quattro mura di casa.
Frequentiamo, nella nostra città, un istituto per minori con situazioni familiari difficili, prestando la nostra disponibilità nel campo dell’assistenza scolastica, aiutando i ragazzi nello svolgimento dei compiti. Con la frequentazione abbastanza regolare, riusciamo a stringere rapporti di amicizia con i ragazzi che decidiamo di invitare alternativamente a casa nostra (uno alla volta !!!) per far trascorrere una serata alla settimana diversa dalla realtà dell’istituto.
Va bene, ma cosa c’entra questo con l’esperienza di affidamento? Scusate, ma ci stiamo arrivando.
Succede che alla fine dell’anno scolastico, si trattava di risolvere la situazione di un ragazzo che, non avendo la possibilità di trascorrere il periodo estivo presso i propri genitori, non si sapeva dove “piazzare” nel periodo di chiusura dell’istituto.
Ma che ci vuole !!! Eccoci qui !!! Trascorrere l’estate in due o in tre che differenza fa?
Vengono espletate le pratiche per l’affidamento temporaneo e siamo pronti a condividere la nostra vita di coppia con Raffaele (Lele per gli amici) “rampante” dodicenne con esperienza di istituto da ben nove anni (per la nostra piccola città ormai “un’istituzione”, famoso e conosciuto da quasi tutti).
Capirete che non è stato facile intrecciare un rapporto vista l’esperienza prolungata in istituto; del periodo si potrebbero inanellare quantità di episodi uno fra tutti, emblematico, per capire il quadro del problema: Lele adora le automobili, fino a diventare lui stesso “una macchina”. Ma è estate, siamo in vacanza ed abbiamo tutto il tempo e la disponibilità per far fronte alla situazione anche grazie all’aiuto dei nostri amici.
Settembre… colpo di scena: riapre l’istituto, inizia la scuola, ma Lele manifesta il desiderio di rimanere con noi. A questo punto la nostra decisione deve essere piu’ ponderata; si tratta di prolungare l’esperienza almeno per tutto l’anno successivo ! “Gran consiglio familiare” e si decide che si può tentare… E di tentativo in tentativo siamo arrivati a mettere assieme ben tredici anni di questa esperienza con pure la nascita di nostra figlia.
Questa è la cronaca, in chiave forse un po’ ironica, della nostra esperienza.
Quello che ci preme sottolineare è che, nonostante le difficoltà ed i numerosi scoraggiamenti (e meno male che una brava psicologa ogni tanto ci aiutava a non mollare!), questa esperienza ci ha arricchiti tutti (affidatari e affidato).
Questo lo possiamo dire a posteriori, visto come è rimasto vivo il rapporto fra noi anche a esperienza conclusa.
Carmen e Pier
12 Settembre
Mi ricorderò sempre questa data, perché felicemente lasciai i miei primi dodici anni di vita trascorsi in collegio per essere affidato ad una famiglia. Mi hanno accolto, mi hanno cresciuto, mi hanno educato nel migliore dei modi per tredici anni. Ed in questi anni sono stato ben voluto e aiutato da tutti e, a mio modo, ricambiavo il loro affetto. Poi la scuola; andavo perché era il mio dovere, ho imparato qualcosa nonostante davo qualche grattacapo, ma chi non ne dava a quell’età ?
Mi sono fatto conoscere da molte persone, o addirittura da tutti! Ho avuto le mie prime “sbandate” sentimentali. Insomma O… era diventata la mia città per eccellenza. Purtroppo poi, molto a malincuore, per cercare di trovare un lavoro fisso, mi son dovuto trasferire in altra provincia, ma non ho mai dimenticato la mia città, tanto meno la mia gente.
Così, appena posso, prendo e apro il mio cuore e vado ad O…; vado ovviamente a trovare la famiglia che mi ha cresciuto che, mi ha anche “dato” una splendida sorellina. Ora mi trovo in un altro paese dove mi sono stabilito con il lavoro e con nuovi amici. Sto bene, ma in cuor mio ci saranno sempre tutte le persone che, con il loro amore, mi hanno educato e cresciuto nel migliore dei modi; niente e nessuno me li potrà togliere.
E’ una cosa che mi appartiene ormai da sempre, con me è nata e con me morirà.
Lele
…e ora la sorellina
Quando ero piccola per me “il Lele” era il fratellone che andava in discoteca e sapeva tutte le canzoni moderne, che si vestiva alla moda, con il quale litigavo per decidere cosa guardare alla televisione, colui che si divideva con me le sgridate di mamma e papà…
Son cresciuta talmente abituata alla sua presenza e all’affetto che nutrivo per lui che, quando è andato via, ho sentito un grande vuoto…
Mi ricordo ancora il giorno del suo trasloco… Andavo su e giù per la scala trasportando mille cose per evitare di piangere…
Pian piano mi sono abituata alla sua assenza, anche perché lui si è sempre tenuto in contatto con noi e spesso ci viene a trovare…
Gli anni sono passati e adesso che sono cresciuta oltre ad avere un fratello, ho un amico che per me farebbe qualsiasi cosa!
Per concludere dico che sono fortunata ad avere due genitori che, grazie al loro amore, mi hanno permesso di avere un fratello diciamo… un po’ speciale… Perché fratelli lo si è prima nel cuore che di sangue!
Cecilia
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