Testimonianze
Intervento di Claudia Roffino all’audizione dei rappresentanti Anfaa presso la Commissione Giustizia della Camera del 3 giugno 2014
Sono venuta al mondo il 25 febbraio 1966 grazie ad una scelta tanto difficile e definitiva, quanto responsabile ed amorevole di una donna che ha scelto di partorire in assoluto anonimato, come consentitole dalla legge italiana. Ha dunque preferito, per mia fortuna, non praticare un aborto (all’epoca clandestino) e non mettere a repentaglio la mia vita, ma mi ha partorito in assoluta sicurezza per entrambe in ospedale, donandomi la vita, e ha scelto di non essere nominata, responsabilmente consapevole che in quel periodo della sua vita non avrebbe potuto svolgere appieno il ruolo di genitore, donandomi una famiglia; avevo infatti solo 3 mesi (e oggi l’iter è ancora più rapido!!!) quando ho incontrato per la prima volta mamma e papà all’Ipim di Torino, diventando loro figlia. Da quel momento sono stati loro, con nonni, zii e cugini la mia famiglia, UNICA E VERA, con cui ho costruito la mia storia e la mia identità, strutturando la mia vita nel passato, nel presente e nel futuro.
Sicuramente nell’età dell’adolescenza, quando noi figli adottivi ci dobbiamo affrancare non solo dai nostri genitori, ma anche dalle due persone che ci hanno donato la vita, assenti fisicamente ed affettivamente, ma presenti mentalmente e psicologicamente, ho sentito forte la curiosità di sapere chi fossero e perché avessero scelto di non tenermi con sé. E non nego che all’epoca ero anche molto arrabbiata con loro, ma pian piano crescendo e con l’appoggio dei miei genitori, la rabbia si è tramutata in riconoscenza e la curiosità di sapere chi fossero si è trasformata nella decisione di capire cosa c’è dietro un parto in assoluto anonimato. Per questo ho voluto parlare con il personale dell’ospedale della mia città, dove avviene il maggior numero delle nascite in anonimato della regione in cui vivo, per poi estendere la ricerca ad altri ospedali, ho parlato con ostetriche, neonatologi, assistenti sociali, psicologhe, personale di alcuni Ipim, persone insomma che nella loro esperienza lavorativa hanno condiviso le emozioni delle donne che hanno scelto in passato e che scelgono tutt’oggi di partorire senza essere nominate.
Sono proprio le risposte che ho ricevuto che fanno sì che io trovi agghiacciante la sentenza della Corte Costituzionale e molte delle proposte di legge che ne sono seguite.
La scelta delle donne è dolorosa, drammatica, devastante, spesso il loro silenzio viene confuso con indifferenza, quando invece sono ammutolite da un dolore sordo che le strappa da dentro, quel momento tanto sognato dalle donne in attesa di un bambino di sentire per la prima volta il battito del cuore del nascituro è per le donne che hanno in mente di non riconoscere uno dei momenti più dolorosi, la loro disperazione urla all’interno del loro corpo, ma solo due grosse lacrime che rigano il volto ne sono la testimonianza!
Eppure affrontano tutto questo per permettere al bambino di nascere, di non pagare con la morte una violenza, un errore, una scelta non condivisa e non percorribile da sole: le vere abbandonate in quel momento non siamo noi bambini, come la cultura vuol farci credere, ma loro!!
Di fronte ad un percorso di questo tipo, ad una scelta così drammatica e amorevole, da bambina nata grazie a tutto ciò e da donna e adulta consapevole posso solo avere sentimenti di stima e di riconoscenza per chi ha fatto tutto ciò per me ed è in nome di questa riconoscenza che non posso pensare che venga in alcun modo leso il suo diritto alla segretezza. Per quando grande ed impellente possa essere il mio desiderio di sapere chi sia ritengo fondamentale che lei sia tutelata tanto quanto ha tutelato me. Spero con tutto il cuore che dopo il percorso doloroso che ha portato alla mia nascita abbia avuto la possibilità di crearsi una famiglia felice e serena come è stato concesso a me proprio da lei, con dei figli e che con loro sia stata una madre affettuosa e premurosa come non ha avuto la possibilità di essere con me. E’ così difficile creare degli equilibri nella nostra vita che ritengo di essere l’ultima persona ad avere diritto a sconvolgerli, cosa che inevitabilmente accadrebbe se a seguito di una mia eventuale domanda al Tribunale si verificasse il benché minimo errore nel percorso…Non bisogna poi dimenticare le motivazioni che hanno portato al non riconoscimento, perché ad esempio le donne musulmane scelgono questa opportunità per non essere uccise dal padre o dai fratelli….vogliamo solo rimandare la loro esecuzione? Che dire poi delle donne che da oggi in poi vorranno avvalersi del parto in anonimato, quante di loro per paura di poter un giorno essere cercate faranno scelte diverse, non solo abortire, ma anche più terribili come l’abbandono nei cassonetti, infanticidi occulti, ma forse di questi bambini non nati, morti, uccisi non vi importa nulla perché tanto sulle statistiche vengono indicati col numero 0, ma di questi zeri, uno sopra l’altro, saremo responsabili noi tutti e dovremo dare risposte almeno alle nostre coscienze. Penso che proprio per ciò che è stato donato a me, il dono più prezioso che si possa ricevere, LA VITA, sia mio dovere tutelare i bambini che hanno diritto a nascere e difendere l’anonimato di queste donne!
Sembra poi che tutti i figli non riconosciuti siano alla spasmodica ricerca della donna che li ha messi al mondo, come si pensava prima del 2001 per i riconosciuti, al punto che è stata promulgata l’art. 28 della legge184/1983 e smi, che prevede che l’adottato possa presentare istanza per avere accesso all’identità dei genitori biologici e/o dei propri fratelli e sorelle, ma dalla relazione sullo stato di attuazione della legge recante modifiche alla disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori, (pg. 25-26), presentata dal Ministro della giustizia Cancellieri e dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giovannini, trasmessa alla Presidenza della Camera dei deputati il 16 dicembre 2013, risulta veramente minima la percentuale di chi ha presentato richiesta di accesso e veramente insignificante rispetto al numero degli adottati la percentuale delle richieste accolte.
Concludo quindi ribadendo che l’unica a poter decidere in merito all’anonimato e alla sua facoltà di recedere dalla decisione presa in precedenza sia la donna, unica a poter esprimere la sua disponibilità ad incontrare il bambino che ha messo al mondo e che ora è diventato adulto.
Mi permetto ancora qualche domanda perché possa essere spunto di riflessione per voi:
Chi pensate che siano per me mamma e papà?
Chi considero i miei veri e unici genitori?
Perché si cerca sempre e solo la “madre”?
Il “padre” che magari era all’oscuro di tutto non ha alcun interesse da parte del “figlio” non riconosciuto?
Quanti passi in avanti deve ancora fare la nostra cultura!!
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Sono stato adottato e sono felice
Riportiamo questo contributo di Patrizio G. che ci racconta la sua esperienza di figlio
Ho conosciuto la mia famiglia quando avevo 3 anni e mezzo. Ho ben pochi ricordi del “prima”, anzi quasi nulla. Mi piace pensare alla mia madre biologica in modo positivo: non mi ha abbandonato, mi ha consegnato al centro adozioni (non mi piace la parola orfanotrofio a causa della concezione poco positiva che di solito viene data alla parola, e questo anche se so che non vi ho vissuto certo bene) affinché mi venisse data la possibilità di essere adottato. Ho così incontrato mia madre e mio padre con i quali ho avuto una vita bellissima.
Ciò che ricordo del periodo precedente sono le coccole di una signora che mi avrebbe preso in affido se non fossero arrivati i miei genitori. Ho recentemente avuto modo di conoscerla ed ho così ricostruito una parte della mia storia che non ricordavo. Sono stato accolto in adozione a braccia aperte, in loro c’era comunque la consapevolezza che il percorso non sarebbe stato facile. Sono affetto da idrocefalia, i sintomi della malattia sono sia fisici che neurologici e pertanto mi sono ritrovato spesso a entrare e uscire dagli ospedali; nelle difficoltà affrontate ho sempre sentito la vicinanza dei miei genitori e tutto il loro amore. A causa della malattia, la mia vita ha avuto un percorso “rallentato” rispetto agli altri della stessa età, mi sono comunque diplomato al liceo psicopedagogico. Avrei tanto voluto laurearmi ma non sono riuscito a portare a termine gli studi: purtroppo capisco quello che leggo ma non riesco a spiegarlo agli altri. mi sarebbe piaciuto svolgere un’attività che mi permettesse di dedicarmi agli altri … ho qualche difficoltà nei lavori manuali … Mi sembrava che la laurea avrebbe potuto “pareggiare un po’ i conti” nei confronti dei miei genitori (entrambi laureati); infatti mi chiedevo «perché mi hanno adottato?». Poi ho imparato ad accettare i miei limiti e mi sono sentito fortunato per quello che sono riuscito a creare e che ho, anche senza la laurea.
Mi sento fortunato nelle piccole cose e anche nella mia situazione. sono sempre stato circondato da tanto affetto, comprensione e amore e particolarmente fortunato mi sono sentito quando ho incontrato mia sorella per la prima volta. Ho sempre voluto avere un fratellino o una sorellina da piccolo e ho insistito con i miei genitori finché – quando avevo otto anni – hanno scelto di dare la disponibilità per un’altra adozione ed hanno accolto una bimba: l’emozione è stata davvero grande! Mia sorella aveva una storia diversa dalla mia e non nascondo di essere stato un po’ geloso di lei in qualche momento.
Oggi posso dire di aver raggiunto una certa autonomia, vivo per conto mio anche se abbastanza vicino ai miei genitori e sono contento dei traguardi che ho raggiunto e della mia storia, mi sento felice di tutto ciò che ho avuto finora e guardo al futuro con tanta speranza.
Patrizio G.
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Spesso pensiamo di essere noi ad essere stati scelti e non il contrario
Ecco il racconto di Lucia e Gianni sulla loro bella esperienza di adozione internazionale
Sentivamo il desiderio di diventare genitori, ma dopo una serie di esperienze negative alla ricerca di un figlio biologico, abbiamo trovato la nostra strada con il percorso adottivo. Difficilmente si parla di adozione e spesso quando se ne parla vengono fornite informazioni che non corrispondono alla realtà. Abbiamo affrontato l’invadenza di alcune persone che senza remore elargivano i loro consigli “ma chi ve lo fa fare? Ma ve li danno malati!! Io so che tizio e che caio….”
Quasi per caso abbiamo incontrato un’associazione che finalmente ci ha dato un’infarinatura schietta e concreta! Abbiamo partecipato ad un loro incontro e siamo usciti con le lacrime agli occhi! Senza parlarci, era chiaro, entrambi avevamo deciso! Non avremmo mai immaginato che avremmo partorito i nostri figli in un modo tanto strepitoso! Abbiamo iniziato a scalare una montagna. Abbiamo iniziato un lunghissimo iter tutto in salita. Il primo corso di informazione ci ha messo di fronte alle situazioni più ardue e complesse. La prima volta che abbiamo varcato la soglia del Tribunale dei Minori ci sentivamo smarriti, titubanti, ansiosi ma anche eccitati! Era solo la prima di una lunga serie di visite …. abbiamo dato la disponibilità per adozione nazionale ed internazionale. Bisogna districarsi poi tra carte da compilare e uffici. Si inizia con la valutazione della coppia, quindi medico legale, assistente sociale e psicologa e per finire l’incontro con il giudice (che non fu proprio una passeggiata). Abbiamo vissuto quel periodo guardandoci dentro e avvicinandoci sempre più come coppia.
Era il 2005 ed era solo l’inizio. Dopo mesi arriva la comunicazione di idoneità. Era la nostra prima vittoria, ed ora bisognava cercare un ente a cui affidarci per l’ adozione internazionale. Alle coppie che oggi ci chiedono consigli diciamo che l’ente e’ l’anello fondamentale ma che non ci sono parametri uguali per tutti, deve scattare l’empatia giusta. Noi, dopo averne valutati alcuni, ci siamo rivolti ad un ente che opera in Etiopia. Abbiamo incontrato tante persone, che hanno camminato con noi; non ci aspettavamo tanti compagni di viaggio. Ci siamo aperti ad un mondo nuovo dove l’amore era scelta, lotta e coraggio.
Dopo aver conferito mandato all’ Ente, si riparte … elenco infinito di documenti, uffici da girare: procura, prefettura, tribunale, comune, notaio, ospedale, documenti da tradurre, si diventa bravissimi e velocissimi, si fanno cose che mai si sarebbe pensato…. Si inviano fax in Etiopia dove la connessione telefonica va a singhiozzo, si va in giornata a Roma all’ambasciata etiope. Alla fine prevale un senso di soddisfazione e appagamento ed inizia una terza attesa. Questo tempo pare essere infinito ed inutile … è l’attesa dell’abbinamento.
Passa quasi un anno, siamo in un limbo, arrivano notizie frammentarie. Fino a che arriva una telefonata, è il presidente dell’ente, ci dà appuntamento per la domenica mattina!! Noi stiamo trascorrendo il fine settimana in montagna e l’appuntamento è a Torino. Si parte si va, c’è solo un’ipotesi di abbinamento ….. ma quando arriviamo li è tutto reale! E’ qualcosa di straordinario, è la nostra famiglia che si sta formando! Poche notizie, è un maschietto ha 20 gg di vita si chiama Luca e si trova ad Addis Abeba, sta bene. Poche parole che iniziano a rimbombare nella nostra mente!
Ed inizia una nuova attesa, la più logorante! L’anno più difficile della nostra vita. Modifiche di legge del paese, nuove norme, nuove richieste, rallentamenti, e noi possiamo solo essere spettatori passivi … passerà un anno esatto prima di partire per il nostro primo viaggio della vita.
Difficile tradurre a parole ciò che si prova quando incontri tuo figlio per la prima volta! La ricompensa è inimmaginabile. Il nostro desiderio di famiglia è sempre stato forte. Quando depositammo la disponibilità all’adozione ci eravamo resi disponibili ad accogliere due minori, e arrivò Luca.
Dopo un periodo di assestamento, questa volta senza più leggerezza ma ben consapevoli del lungo iter, bisognava decidere se far decadere quel sogno oppure rimboccarsi le maniche e non archiviare una pratica “aperta”. Incoscienti? Forse si …. siamo ripartiti da capo, non ci è stato scontato nulla! Questa volta era per noi chiaro che saremmo ritornati in Etiopia! Le scartoffie da produrre erano le stesse, di nuovo, ma ci districavamo meglio e con più disinvoltura tra i vari uffici …. Luca voleva una sorellina …. E, cosi a discapito di tutte quelle persone che ci davano dei pazzi, ci siamo trovati in un vortice che ci ha colti impreparati. Il mondo dell’adozione è cosi …. stesso paese, sempre noi … perché Luca arrivasse a casa sono serviti 3 anni e mezzo …. questa volta eravamo in una centrifuga e appena i nostri documenti sono stati depositati ad Addis Abeba arriva una dolce inaspettata telefonata. Siamo di nuovo genitori, si tratta di una bimba, ha 8 mesi e si trova nel sud dell’Etiopia! Serve un po’ di incoscienza, bisogna mettersi in gioco con caparbietà, deve essere una scelta di vita, perché i bambini arrivati da lontano portano un grosso bagaglio. Adottare per noi significa lasciare le porte aperte, non siamo noi a decidere chi entrerà!
I giorni dell’incontro, conoscere la loro terra, cercare di ottenere più informazioni possibili su quel pezzo di vita che, anche se breve, resterà un enorme vuoto e quei giorni, trascorsi lontano, i primi giorni da famiglia dove piano piano cerchi di conoscerti! Le loro reazioni cosi diverse. Sono giorni magici e tanto faticosi. Hai bisogno di tempo, tanto tempo e tanta pazienza, ti studiano ti mettono alla prova vogliono capire se tu sei davvero li per loro, se li puoi amare incondizionatamente e se puoi raccogliere tutta la loro impotenza, la loro “rabbia”, la loro fatica. Bisogna esser li a comprendere ed accettare il loro mondo, ad entrare nel loro cuore in punta di piedi, a rispettare i loro ritmi, così diversi dai nostri, e a volte non è facile. Lavori per gradi piano piano crescendo con loro spiegandogli la loro storia, rispondendo alle loro domande, e guai a dimenticare la loro dimensione etnica, nutrire questa radice.
A distanza di 6 anni possiamo dire che siamo una famiglia rodata, con le risa, il caos, le corse per tutto, le sgridate …..la loro consapevolezza e il nostro dimenticare che siamo una famiglia “colorata” con una storia unica e speciale. Non ci sentiamo solo i loro genitori di cuore ma genitori di cuore, di pancia di occhi di mani …..
Ci dicono di aver compiuto un gesto bellissimo, eppure noi non riusciamo a capire! La verità è che siamo stati scelti immeritatamente. Se solo la gente capisse l’emozione ed il bene che questa strada riserva a chi decide di percorrerla …
Lucia e Gianni