L’Anfaa sta conducendo una ricognizione presso alcune importanti Città Metropolitane per conoscere l’atteggiamento assunto rispetto alle richieste che alcuni Tribunali per i minorenni hanno avanzato – su richiesta di persone non riconosciute alla nascita – per ottenere l’accesso ai nominativi delle donne che le hanno generate, pur non essendo stata approvata dal Parlamento la nuova normativa in materia, evocata dalla stessa Corte Costituzionale nella sentenza n. 278/2013.
La Città Metropolitana di Roma, nella persona della Dottoressa Antonella Massimi, Dirigente del Dipartimento “Pianificazione territoriale, formazione e sistema informativo degli interventi in campo sociale”, interpellata a riguardo, ha inviato una nota in cui, dopo aver dettagliatamente ripreso e definito il quadro normativo e giurisprudenziale, vengono esposte le seguenti, validissime, conclusioni:
“(…..) è stato rammentato che a questa Amministrazione è affidata la tutela dell’interesse giuridico della madre che ha deciso di non rivelare il proprio nominativo. Tale interesse potrebbe essere leso dalla semplice comunicazione del nominativo ai Tribunali suddetti, lesione che non potrebbe essere sanata in modo alcuno.
Nel contemperamento tra l’interesse della cui tutela questa Amministrazione è portatrice e quello del richiedente accesso, il quale ben potrà attendere l’adozione della normativa richiesta dalla Corte costituzionale, normativa che è già all’esame del Parlamento, non può che ritenersi prevalente l’interesse della madre.
Per le ragioni su indicate, questa Amministrazione ha ritenuto e ritiene, allo stato, di non poter fornire i dati richiesti”.
Il testo integrale del documento è stato pubblicato sul numero 190 della rivista Prospettive Assistenziali.