Audizione alla IX Commissione Consiliare della Provincia di Torino – 2012

Il 26 gennaio 2012 su richiesta del tavolo di lavoro permanente in materia di affidamento familiare della Provincia di Torino, si è svolta l’audizione delle Associazioni aderenti al suddetto tavolo presso la IX Commissione Consiliare della Provincia di Torino: all’ordine del giorno la situazione degli affidamenti familiari sul territorio. L’intervento dell’Anfaa, di cui riportiamo la traccia, ha voluto mettere in evidenza le drammatiche conseguenze dei drastici tagli alla spesa sociale su questo prezioso istituto di tutela dei minori temporaneamente privi di un ambiente familiare idoneo.

In data 9 febbraio 2012 presso la medesima Commissione sono stati auditi i rappresentanti degli Enti Gestori della Provincia di Torino, che hanno ripreso il tema sollevato dall’Anfaa e hanno fortemente denunciato una situazione insostenibile in cui viene fortemente messo in discussione il diritto del minore a crescere in una famiglia.

A conclusione di questi due incontri, su richiesta della Presidente della IX Commissione, Dott.ssa Costantina Bilotto, si costituirà un gruppo di lavoro nell’ambito del Tavolo Provinciale esteso alle Associazioni  con il compito di stilare una proposta operativa  da sottoporre successivamente alla IX Commissione Consiliare per assumere le possibili iniziative di supporto all’affidamento familiare.

Traccia dell’intervento dell’Anfaa di Alessia Ponchia,

Assistente sociale ANFAA

Ringraziando questa Commissione per aver accettato la nostra richiesta di audizione, intendiamo anzitutto richiamare le priorità di intervento previste dalla legge nazionale n. 184/1983 e s.m. che prevede il diritto di ogni minore a crescere in una famiglia[1], con l’obiettivo di fare emergere,  contrastare e denunciare le conseguenze devastanti dei tagli alla spesa sociale sugli utenti, soprattutto quelli incapaci di difendersi e di fare sentire la loro voce, come sono i minori.

Ricordiamo in estrema sintesi che:

  • a livello nazionale, tra il 2008 ed il 2011, i fondi per le politiche sociali risultano complessivamente ridotti del 78,7%. Si tratta di una riduzione di proporzioni tali da provocare il drastico ridimensionamento dei servizi gestiti dai Comuni, a loro volta pesantemente colpiti dalla riduzione dei trasferimenti imposta con il Patto di stabilità. Inoltre i tagli al sociale si sommano a quelli effettuati in sanità che il Dipartimento welfare e nuovi diritti della Cgil stima 1.504,5 milioni di euro in meno per il 2011[2].
  • la Regione Piemonte con la Deliberazione del 29 settembre 2010 n. 14-714 “Approvazione di criteri transitori per la ripartizione del fondo regionale di cui all’art. 35 della L.R.1/2004 n. 1: Norme per la realizzazione del sistema regionale di interventi e servizi sociali e riordino della legislazione di riferimento” ha apportato tagli significativi al fondo sociale, operando una complessiva riduzione degli stanziamenti disponibili di parte corrente per l’anno 2010 di 12 milioni di euro, di cui 2.362.500,00 per il Fondo regionale che risulta ridefinito in un importo finale di 79.937.500,00 euro.

Sono stati  modificati  e violati i criteri di assegnazione previsti della stessa legge n.1/2004 e l’applicazione dei nuovi criteri penalizza, a regime, ben 24 enti gestori che perdono quote di finanziamento per più di 8 milioni di euro. Di questi enti, ben 14 appartengono alla Provincia di Torino, nella quale è concentrato il 50% dell’utenza regionale (dati regionali 2006).

Con l’attuazione del provvedimento della Giunta, su cui, quando era ancora  in discussione, aveva già preso posizione il CSA (cui l’Anfaa aderisce) si determinano interruzioni nell’erogazione di servizi pubblici essenziali nelle aree territoriali maggiormente colpite da una riduzione dei fondi che è stata disposta  in palese violazione dell’articolo 35, comma 4,  della legge regionale 1/2004 secondo il quale “La Regione concorre al finanziamento del sistema integrato di interventi e servizi sociali attraverso proprie specifiche risorse” che, in forza del successivo comma 6 del medesimo articolo, “sono almeno pari a quelle dell’anno precedente, incrementato del tasso di inflazione programmato”.

Quale diretta conseguenza di questa tragica situazione, è venuto meno il finanziamento “mirato” per la promozione degli affidamenti (1,5 milioni di euro annuali), mentre è stato confermato lo stanziamento (200 mila euro) relativo al sostegno economico a tutte le famiglie che hanno adottato minori ultradodicenni o con handicap accertato, indipendentemente dalla data  dell’adozione. La nostra associazione si è attivata affinché le famiglie aventi diritto fossero debitamente informate e stiamo seguendo alcuni casi specifici di famiglie che, aventi diritto, hanno richiesto il contributo e che si sono viste rifiutare la richiesta dall’ente gestore.

Ricordiamo che questi stanziamenti erano stati ottenuti anche grazie al contributo della prima petizione di iniziativa popolare promossa da oltre 100 organizzazioni di volontariato e del terzo settore, sottoscritta da oltre 26mila cittadini tra il 2005 e il 2009. Il Comitato promotore per la petizione popolare, di cui l’Anfaa fa parte, opera dal 2001 e ha quindi  interloquito con diverse amministrazioni: la coerenza dimostrata nel perseguire gli obiettivi con le Giunte regionali e locali – pur di differente appartenenza politica – ha dato credibilità alle azioni promosse nei loro riguardi in occasione, ad esempio, delle audizioni ottenute, nonché dei tavoli regionali per l’attuazione dei Lea (Livelli essenziali di assistenza sanitaria) il cui proseguimento è ad ora impedito dalla Giunta Regionale.

Anche nella seconda petizione popolare, ad oggi in corso, cui ha aderito anche la Provincia di Torino attraverso la Deliberazione del Consiglio provinciale del 29 novembre 2011, al punto 12 si richiede alla Regione Piemonte e ai Comuni singoli ed associati di:

  • garantire il diritto di ogni minore a crescere in una famiglia, prioritariamente per quanto possibile in quella di origine;
  • garantire gli interventi domiciliari di cui alla delibera regionale 56/2010, con la salvaguardia delle prestazioni eventualmente in essere se più favorevoli;
  • proseguire nel sostegno, anche economico, degli affidamenti familiari e delle adozioni difficili di minori italiani e stranieri anche attraverso stanziamenti mirati;
  • concludere la sperimentazione degli affidamenti professionali (Dgr 78/2003) nei confronti dei quali si mantengono le riserve già espresse;
  • rivedere le norme delle strutture residenziali e semiresidenziali per i minori (Dgr 41/2004) in modo da adeguarle alle loro esigenze;
  • realizzare comunità alloggio di tipo familiare (massimo 8 posti letto più 2 di pronto intervento, non accorpate tra loro) in misura di almeno una ogni Asl, a totale carico del Servizio sanitario regionale, per i minori con problemi psichiatrici tali da rendere, anche transitoriamente, sconsigliabile sul piano terapeutico la loro permanenza nel loro nucleo familiare di origine o affidatario o adottivo;
  • istituire presso gli ospedali infantili un reparto di Neuropsichiatria per il ricovero dei casi di urgenza, al fine di evitare il ricovero di minori nei reparti psichiatrici con gli adulti;
  • predisporre un piano per il superamento del ricovero in istituto anche dei minori con problemi sanitari ai sensi dell’art. 2, comma 4 della legge 184/1983.

Cogliamo l’occasione odierna per segnalare che, da un’analisi dei dati che ci sono stati forniti dall’assessorato alle politiche sociali della Regione, negli ultimi anni il  numero dei minori presenti nelle strutture residenziali (comunità educative, case famiglia,ecc…) non è purtroppo  diminuito. Al 31 dicembre 2009 erano ancora ben 1182, di cui 248 della fascia di età 0-5 anni, 213 della fascia 6-10, 270 dagli 11 ai 14, 393 dai 15 ai 17 e ben 58 avevano più di 18 anni. Vanno pertanto indagate le cause del ricovero, che non sono state fornite.

Anche i dati relativi alla durata del ricovero andrebbero approfonditi, ponendo particolare attenzione  ai “passaggi” dei minori da una struttura all’altra ed  ai rientri nelle strutture dopo i ritorni in famiglia: ci sembra infatti poco realistico che il 44% dei minori presenti nelle strutture sia inserito da meno di un anno e il 37,2% da un anno. In base ai confronti che abbiamo avuto con operatori del settore ci risulta che la durata degli inserimenti sia, purtroppo, molto più lunga.

Segnaliamo inoltre che recentemente abbiamo appreso che un numero significativo  di minori per i quali è stato disposto dal Tribunale per i minorenni, con provvedimento, l’affidamento familiare sono invece ancora ricoverati, anche da anni, in strutture.

E’ urgente una verifica di queste situazioni da parte delle Istituzioni preposte (Assessorato Regionale alle politiche sociali, Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni) anche per valutare le iniziative da assumere nei confronti degli Enti gestori inadempienti.

Segnaliamo, in conclusione, che la seconda petizione popolare, al fine di garantire l’esigibilità del diritto delle persone sole e dei nuclei familiari in difficoltà a farsi rappresentare, richiede alla Regione Piemonte, l’approvazione di una normativa che:

– renda obbligatoria, da parte delle Asl e/o degli enti gestori delle attività socio assistenziali, la predisposizione di un piano individualizzato di intervento per ciascuna situazione individuata, da redigere per quanto possibile insieme al nucleo familiare interessato al quale deve sempre esserne fornita copia, in modo che sia possibile verificarne da parte dell’Asl e/o dell’ente gestore delle attività socio-assistenziali e del nucleo familiare, l’attuazione e le eventuali criticità;

– riconosca il diritto agli utenti o ai nuclei familiari (d’origine o affidatari) di farsi aiutare e/o rappresentare da un’associazione di volontariato di loro scelta in tutto o solo per alcuni rapporti con i servizi delle Asl o degli Enti gestori delle attività socio-assistenziali ed i relativi livelli istituzionali, con l’estensione di quanto già previsto dalla Dgr 51/2003 in relazione ai piani di assistenza individualizzati (Pai) predisposti dalle Uvh (Unità valutative handicap) e Uvg (Unità valutative geriatriche).

A fronte di quanto esposto auspichiamo che anche la Provincia di Torino nelle deputate sedi istituzionali si adoperi affinché siano assunte le necessarie iniziative perchè vengano rispettate le esigenze ed i diritti dei minori con gravi difficoltà familiari o in stato di abbandono e siano forniti  i necessari interventi alla loro protezione e tutela.


[1] Le priorità di intervento previste sono le seguenti:

– Il minore ha diritto ad essere educato nell’ambito della propria famiglia. Le condizioni di indigenza dei genitori non possono essere di ostacolo all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia d’origine sono disposti interventi di sostegno e di aiuto. Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’ambito di una famiglia è assicurato senza distinzione di sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in contrasto con i principi fondamentali dell’ordinamento (art. 1).

 – Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo è affidato ad un’altra famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno (art. 2).

– Il minore di cui sia accertata dal tribunale per i minorenni la situazione di abbandono perché privo di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché la mancanza di assistenza non sia dovuta a causa di forza maggiore di carattere transitorio, è dichiarato adottabile e deve essere adottato da coniugi aventi i requisiti previsti dalla stessa legge n. 149/2001 (art. 8).  Ove non siano possibili gli interventi di cui sopra  è consentito l’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare .

[2] M. Perino, “I  tagli dei fondi statali destinati al settore sociale” in Prospettive assistenziali numero 174, 2011.