“BAMBINI NEL BOSCO” di Beatrice Masini (1)
C’è un campo, la Base, dove crescono i bambini senza ricordi o memoria. Tra loro c’è un gruppo più vivace, composto da Hana, capo del Guscio, dura e metodica, Dudu, sempre attento e guardingo, Glor, grande e goffo, Cranach, il più lento di tutti, Orla, la più piccola, e infine ZeroSette, l’ultimo arrivato. C’è anche Tom, ma lui appare diverso: si perde in mille pensieri e a volte sente riaffiorare un Coccio, un frammento di vita passata. Un giorno convince i ragazzi a spingersi nel bosco per esplorare il mondo di fuori. Porta con sé un libro di fiabe appena ritrovato, che comincia a leggere ad alta voce suscitando emozioni e curiosità. Ma ben presto nel gruppo si alterneranno rivalità e gelosie, scoperte e amori: tutto seguito da lontano da Jonas, addetto al sistema di controllo del campo, che in realtà ha programmato una fuga. Così, quasi per incanto, quel libro e quella lettura doneranno a ognuno di loro un filo di speranza e gioia. Una storia sospesa in un limbo spaziale e temporale, poetica, dolente, che scava negli animi dei ragazzi, esplorandone i sentimenti. Età di lettura: da 12 anni
Commento
Credo sia un compito molto impegnativo da parte di un autore, e soprattutto di un autore per bambini, scrivere dei bambini stessi, raccontando storie difficili, dolorose, e tenendo aperta e possibile la speranza di un futuro migliore.
Allo stesso modo, oggi è sicuramente importante affrontare da educatori (nella scuola, ma anche come genitori) problematiche complesse come il senso della famiglia e degli affetti, pensando a chi una famiglia non ce l’ha e gli affetti non li ha mai sperimentati.
E’ come riconoscere che l’infanzia non è sempre e per tutti l’età dell’oro, dove accoglienza, amore, protezione, accompagnano le condizioni normali di vita.
Spesso noi educatori ci facciamo mancare le parole per dirlo, e ricorriamo a formule magiche, a personaggi sospesi tra il tempo e lo spazio, a simbolismi presi in prestito dal mondo animale, per raccontare storie difficili di bambini, cercando di far prevalere l’ottimismo che porta ad un lieto fine.
Ho trovato il romanzo “Bambini nel bosco” un eccezionale strumento educativo di mediazione: i protagonisti sono bambini con storie “particolari”, che stanno sopportando esperienze terribili di solitudine e negazione della loro esistenza, ma nonostante ciò trovano in uno di loro, poi nel gruppo, e infine in se stessi, il coraggio e la determinazione di venire riconosciuti e dare un senso alla propria vita.
Mi ha colpito in particolare la forza del gruppo dei pari, con le sue normali dinamiche, di conflitti, protezione, delega; un gruppo unito nelle difficoltà, che cresce nel corso della storia e diventa adulto nel modo di pensare, di affrontare e risolvere i problemi.
Così ognuno, piano piano, supportato da un leader positivo, trova il proprio spazio, prova ad assumere un ruolo unico ed importante.
Molto belle sono le figure degli adulti “ buoni “, che passano dall’indifferenza alla comprensione e alla solidarietà, e alla fine mettono in gioco se stessi e trovano il modo di offrire ai bambini una seconda, nuova vita.
I bambini di questa storia, infatti, si salvano, con la forza dell’ottimismo, della volontà, dell’incoscienza; quindi il messaggio di speranza è prima di tutto rivolto a chi si ritrova in storie “spezzate” simili a queste, poi a chi se la sente di riflettere ed emozionarsi.
Da insegnante, penso che questo sia un racconto molto utilizzabile anche a scuola, come strumento di lavoro per tutto il gruppo classe, soprattutto nell’età della prima adolescenza, dove il “romanzo familiare”, il senso di solitudine, di lontananza dagli adulti, di ricerca del sé, sono tappe fondamentali e normali di elaborazione mentale.
E’ necessaria però, in questo contesto, la mediazione di un adulto, che sappia spiegare, contenere le emozioni e le domande suscitate dal racconto, accompagnare i ragazzi in un percorso personale e collettivo di crescita.
Per crescere intendo infatti fare esperienze di apertura dei propri orizzonti mentali, mostrare attenzione ed accorgersi della fatica necessaria per il raggiungimento di nuovi e migliori obiettivi, da parte di ciascuno e degli altri.
a cura di Giuse Tiraboschi – pedagogista, insegnante
Beatrice Masini è nata a Milano, dove vive e lavora. Giornalista, traduttrice (tra i suoi lavori i libri della saga di Harry Potter), editor, scrive storie e romanzi per bambini e ragazzi. I suoi libri sono stati tradotti in quindici Paesi. Ha vinto nel 1999 il Premio Castello di Sanguinetto con il romanzo La casa delle bambole non si tocca (Salani), e nel 2004 il Premio Pippi con Signore e signorine – Corale greca (Einaudi Ragazzi), il Premio Elsa Morante con La spada e il cuore – Donne della Bibbia (Edizioni EL) e il Premio Andersen come miglior autrice.
(1) ediz. Fanucci (collana Tweens) – euro 11,90