Riportiamo la lettera inviata in data 4 giugno dalla nostra Associazione a Carlo Giovanardi, Sottosegretario di Stato con delega alla famiglia, in merito al sostegno delle adozioni “difficili”.
Apprendiamo dal decreto di ripartizione del Fondo per le politiche della famiglia, da Lei sottoscritto e pubblicato sulla G.U. del 2 maggio 2009, che sono stati stanziati 25 milioni di euro per il “Fondo bebè” da spendere nel 2009 e 100 milioni di euro per il piano straordinario dei servizi socio-educativi che verranno gestiti dalle regioni. Il fondo per l’anno 2009 ammonta complessivamente a € 186.571.000, di cui € 86,571 milioni per interventi relativi a compiti e ad attività di competenza statale, e € 100 milioni per interventi relativi a compiti ed attività di competenza regionale. Di questi ultimi, ben 25 milioni di euro sono destinati al sostegno delle adozioni internazionali.
Riteniamo positivo l’aver riconosciuto, tramite questo consistente stanziamento, l’importanza di un sostegno istituzionale alle adozioni internazionali che si realizzano nel nostro paese.
Spiace tuttavia dover ancora una volta constatare che nessun stanziamento specifico è stato previsto per il sostegno, anche economico, delle famiglie che hanno adottato o adottano minori ultradodicenni o con handicap accertato, nati in Italia o provenienti da altri Paesi. Questi, i minori grandi e /o handicappati, come Lei ben sa, sono coloro che, a causa delle loro condizioni personali, con grande difficoltà riescono a trovare una famiglia che li accolga.
Il comma 8 dell’’art. 6 della legge 149/2001 recita: «Nel caso di adozione dei minori di età superiore a dodici anni o con handicap accertato ai sensi dell’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992 n.104, lo Stato, le Regioni e gli enti locali possono intervenire nell’ambito delle proprie competenze e nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci, con specifiche misure di carattere economico, eventualmente anche mediante misure di sostegno alla formazione e all’inserimento sociale, fino all’età di diciotto anni degli adottati».
L’inciso “…nei limiti delle disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci” rende questa norma, molto positiva nel suo assunto, non cogente e quindi purtroppo non impegna le istituzioni a fornire i sostegni e gli aiuti previsti in quanto gli stessi sono subordinati alle «disponibilità finanziarie dei rispettivi bilanci».
Come l’Anfaa ha più volte segnalato la Regione Piemonte è fino ad ora l’unica che abbia assunto provvedimenti atti a rendere queste disposizioni un diritto realmente esigibile, erogando, attraverso gli enti gestori degli interventi assistenziali, un contributo spese equiparato alla pensione minima INPS a favore dei genitori adottivi di minori sopra i 12 anni o con handicap accertato, sino alla sua maggiore età.
Le famiglie che adottano questi bambini non devono essere abbandonate a loro stesse!!
La loro disponibilità deve essere accompagnata e sostenuta da tutta la società civile, e, in primo luogo, dalle istituzioni.
Riteniamo pertanto necessario e urgente da parte del Governo – oltre ad un immediato stanziamento adeguato alle necessità, l’emanazione di disposizioni che rendano questo sostegno obbligatorio. Queste disposizioni infatti, trattandosi di materia afferente ai livelli essenziali di assistenza (purtroppo non ancora emanati) ai sensi dell’art. 117 della Costituzione, sono tuttora di competenza statale.
La mancanza di un sostegno attivo da parte delle istituzioni è, a nostro avviso, uno se non il principale motivo per cui tanti bambini con handicap, malati o grandicelli – dichiarati adottabili – non trovano una famiglia che li accolga.
A tal proposito alleghiamo il testo del notiziario Anfaa dal titolo “Sono 191 i minori dichiarati adottabili e dimenticati dalle istituzioni” pubblicato sulla rivista Prospettive Assistenziali n. 162 e sul bollettino Anfaa n. 3-4/2008.
Confidando in un positivo riscontro, rimaniamo a disposizione per ogni ulteriore approfondimento e porgiamo i nostri migliori saluti.
Donata Nova Micucci
Presidente Anfaa
Questa nostra lettera è stata ripresa il 25 giugno dall’Agenzia d’informazione del Redattore Sociale che ha riportato anche una breve intervista rilasciata dal Sottosegretario:
“Per quanto riguarda i disabili e i malati capisco benissimo la richiesta di un aiuto. Sono situazioni che richiedono sostegno e sacrificio economico da parte delle famiglie affidatarie o che adottano, ma per i bambini di 12 anni, anche se adesso mi sfugge la legge, non penso sia discriminante l’età”.
Giovanardi fa sapere che la richiesta verrà valutata ma che, allo stato attuale delle cose, è presto fare previsioni sui tempi e sulle possibili modalità. “Già siamo intervenuti sulle possibilità di credito a sostegno delle famiglie per le malattie rare – spiega il sottosegretario -, per cui abbiamo aggiunto 10 milioni di euro. Il problema oggi è collegato alla crisi economica. Sono tantissime le richieste degne di attenzione”. (ga)
Mentre siamo ancora in attesa di ricevere un riscontro diretto, non possiamo nascondere il nostro sconcerto nel leggere queste brevi dichiarazioni che dimostrano una scarsa conoscenza di una legge di cui il Sottosegretario Giovanardi dovrebbe curare la piena applicazione al fine di garantire il diritto a crescere in una famiglia a tutti i minori (handicappati, malati, grandicelli compresi). Nell’imputare alla attuale difficile situazione economica la mancata messa a disposizione di finanziamenti per il sostegno di queste adozioni, Giovanardi dimentica tra l’altro che, se questi minori non vengono accolti in una famiglia, i costi che la società deve affrontare per il loro inserimento in strutture residenziali (assistenziali o sanitarie) sono ben più alti.
Riportiamo la lettera inviata il 22 luglio a Repubblica da Fabrizio Papini, già vice-presidente dell’Anfaa in merito alle dichiarazioni rilasciate il 18 luglio a questo giornale da parte del senatore Ignazio Marino
Il Sen. Ignazio Marino, in corsa per la segreteria del PD, ha sfidato Franceschini e Bersani, ad inserire nei loro programmi congressuali, l’adozione da parte di singoli, coppie di fatto, comprese quelle omosessuali (La Repubblica 18 Luglio, pag. 14).
Il Sen. Marino è un bravo chirurgo ma non sembra molto preparato sul terreno dell’adozione.
In Italia i minori dichiarati in stato di adottabilità sono, ogni anno, circa mille, le domande giacenti, presentate dai coniugi aspiranti genitori adottivi, sono viceversa ventimila.
Analoghi problemi esistono nel settore dell’adozione internazionale: la maggior parte dei coniugi ai quali i tribunali per i minorenni rilasciano l’autorizzazione per l’adozione all’estero, non riesce ad ottenere l’affidamento di un minore. Nei paesi di origine dei bambini si stanno realizzando politiche più adeguate di sostegno alle famiglie e il numero delle adozioni internazionali va inevitabilmente (e grazie a Dio) diminuendo. Stante ciò, non ha senso ampliare la platea delle persone che desiderano adottare, consentendo l’adozione alle persone singole, alle coppie conviventi non sposate, ai coniugi attempati, agli omosessuali.
I minori adottabili hanno spesso alle spalle drammatiche esperienze di istituto e sono segnati da carenze affettive. Essi hanno bisogno di una famiglia stabile costituita da due figure genitoriali, femminile e maschile, provviste di adeguate capacità educative, possibilmente giovani. La giovinezza dei coniugi garantisce un sostegno più duraturo al figlio adottato, anche attraverso una rete di parenti e amici attivi, e diminuisce per lui l’eventualità di rimanere orfano.
Quando si toccano questi temi bisogna interrogarsi sullo scopo fondamentale dell’adozione. Se si pensa che essa serva a colmare un vuoto o a compiere un’opera buona, siamo all’interno di una logica adultista o compassionevole. L’adozione, viceversa, è lo strumento per rendere effettivo il diritto del minore a crescere in una famiglia. Nella relazione fra genitori e minori adottati c’è un’iniziale situazione di asimmetria. Il minore ha diritto a una famiglia: Non esiste correlativamente il diritto degli adulti ad avere un figlio. Di nessun adulto. Omosessuale e no.
Grato per la pubblicazione della presente.
Fabrizio Papini