Sezione di Reggio Emilia
… E UNA MATTINA LE MAMME SALIRONO IN CATTEDRA!
La Sezione di Reggio Emilia incontra le studentesse della Facoltà di Scienze della Formazione Primaria dell’Università di Modena e Reggio.
Occorre mettere in conto un po’ di batticuore, la fatica di raccontare le proprie emozioni ed anche il “panico da microfono”….però, alla fine, che soddisfazione! E’ stato bello raccontare ciò che i nostri bambini riportano a casa dalle mattinate scolastiche, il tutto visto dalla parte di noi famiglie, e trovare un uditorio attentissimo di trenta ragazze molto attratte dai racconti di vita quotidiana.
Alle nostre spalle c’era un vivace confronto iniziato quattro anni fa ad un tavolo comune sulla scuola accogliente, partecipato da insegnanti, genitori ed operatori sociali. C’è anche un opuscolo prodotto da noi che affronta proprio questi temi, e c’è tutta la storia dei gruppi di genitori adottivi che la nostra sezione porta avanti da decenni.
Il laboratorio ha avuto la durata di tre ore circa, e si è sviluppato secondo il seguente schema:
– Presentazione della nostra Associazione di Volontariato e del percorso che ci ha condotto ad incontrare il mondo dei futuri insegnanti.
– Precisazione del nostro ruolo: portare al centro dell’attenzione il linguaggio delle situazioni quotidiane, a partire dalle quali desumere le questioni di carattere generale.
– Presentazione del materiale legislativo sui programmi didattici e gli obiettivi specifici di apprendimento per le varie classi, incrociando gli insegnamenti di Storia e di Educazione all’affettività. Introduzione del concetto di Piano di studio personalizzato. Definizione delle competenze che si richiedono ai ragazzi riguardo alla materia di Storia: saper riconoscere e saper narrare catene di eventi di cui si è fatta esperienza.
– Esemplificazione di alcune situazioni di difficoltà comunicativa, vissute dalle nostre famiglie associate, rispetto a scelte didattiche operate dagli insegnanti
– Distribuzione di materiale cartaceo di approfondimento sul tema della “scuola accogliente”, ed in particolare un elenco di parole-chiave per stimolare domande e contributi alla discussione.
– Suddivisione in tre gruppi di lavoro: il primo compito è quello di ascoltare, approfondire e commentare una storia di vita vissuta; successivamente si richiede di raccontare nuovamente la storia stessa, corredandola di proposte originali volte a superare le criticità descritte.
– Restituzione in sede plenaria degli stimoli nati nei tre gruppi.
La nostra percezione è quella di aver iniziato ad indagare un tema “caldo”, che scatena l’emergere di vissuti carichi di emotività, sia per quanto riguarda la cornice generale del tipo di accoglienza che la scuola riserva agli alunni “in difficoltà”, sia per il tema particolare dell’inizio dello studio della storia.
Le studentesse che abbiamo incontrato erano portatrici – al di là delle nostre aspettative- di molteplici esperienze professionali oltreché personali, perciò hanno ricavato e a loro volta messo in circolo numerosi stimoli riguardo alle situazioni particolari che si possono trovare nei gruppi-classe, e che pongono dinanzi a scelte didattiche non scontate.
Da parte nostra abbiamo avuto l’occasione di trasmettere il nostro peculiare “sapere” riguardo all’accoglienza dei bambini, un sapere non individuale bensì corale, distillato dall’esperienza di chi per primo ha dovuto affinare le proprie doti procedendo per tentativi ed errori. Abbiamo inoltre rilevato come non si insista mai a sufficienza sulla competenza dell’ascolto e dell’intervento costruttivo nell’ambito di un gruppo: questo, che è il nostro punto di forza associativo, è il patrimonio che maggiormente desideriamo trasmettere alle generazioni più giovani.
Sezione di Torino
Affidamenti familiari e progetto neonati: richiesta momento di confronto
Nel documento allegato sono riportate le riflessioni e le proposte nate da un approfondito confronto fra le associazioni e i gruppi firmatari, condiviso anche con gli operatori che fanno parte del tavolo di lavoro sull’affidamento familiare del Comune di Torino; i firmatari hanno richiesto un incontro con tutti i soggetti coinvolti nella realizzazione degli affidamenti familiari di Torino e il 10 dicembre scorso è stato illustrato al presidente del tribunale per i minorenni.
Segnaliamo che sugli affidamenti dei neonati a Torino è stato pubblicato sul numero speciale 2008 del Bollettini Anfaa il significativo,toccante intervento del gruppo delle famiglie del progetto affidi neonati del Comune di Torino, nel convegno nazionale “Affido: legami per crescere”, tenutosi a Torino il 21-22 febbraio 2008.
Per approfondimenti sul progetto rimandiamo alla delibera istitutiva del Comune di Torino in Prospettive assistenziali, n. 113, 1996, al Protocollo operativo, pubblicato nel Notiziario Anfaa, Ibidem, n. 138, 2002 e all’articolo “Il progetto neonati del Comune di Torino: la testimonianza di una famiglia affidataria”, Ibidem, n. 144, 2003.
Testo della lettera inviata alle Autorità giudiziarie minorili, al Sevizio affidi del Comune di Torino, ai Servizi di Neuropsichiatria infantile, Sert e Psichiatria adulti del territorio torinese.
Ormai da diversi anni le nostre associazioni si confrontano e lavorano insieme sul tema dell’affidamento familiare e collaborano strettamente con il Comune di Torino nell’elaborazione di progetti riguardanti l’affidamento familiare, come il progetto neonati.
Con questa lettera chiediamo di poter confrontare le nostre riflessioni, anzitutto con le Autorità Giudiziarie minorili e quindi con i soggetti coinvolti nella tutela dei diritti dei minori: servizi sociali, neuropsichiatria infantile, sert, servizio di salute mentale.
Riteniamo indispensabile che le diverse istituzioni coinvolte partecipino alla verifica ed alla riflessione, affinché possano collaborare al buon risultato degli affidi stessi.
Evidenziamo alcuni punti sui quali desideriamo soffermarci:
• Affidamento familiare quale intervento prioritario. Proponiamo che i provvedimenti emessi dal Tribunale per i Minorenni indichino, come peraltro prevede la legge n. 184/1983 e s.m., l’inserimento in affidamento familiare quale intervento prioritario nei confronti dei minori allontanati dal loro nucleo d’origine. Sebbene questa sia ormai una prassi consolidata, esistono ancora dei casi di dispositivi che prevedono l’inserimento, anche temporaneo, in comunità come unica possibilità.
• Rientro nella famiglia d’origine. Proponiamo che il Tribunale per i minorenni preveda, indicandolo anche sul provvedimento, che il rientro nella famiglia d’origine sia concordato tra i servizi coinvolti, il nucleo d’origine e gli affidatari in modo da evitare passaggi affrettati. L’accompagnamento del bambino nel nucleo famigliare dovrebbe avvenire in un tempo idoneo, da valutare caso per caso, tenendo conto del benessere psico-affettivo del bambino. Si richiama in merito anche quanto già previsto ( ma non sempre attuato) nella lettera circolare del Tribunale per i minorenni del 2006 al punto 2 dove si evidenzia che ”al termine del periodo di affidamento familiare troppo poco viene fatto per assicurare che il minore, rientrato nel nucleo di origine o, comunque, collocato in altro contesto, possa comunque mantenere rapporti con gli ex affidatari, che potrebbero risultare, invece, molto importanti per il suo benessere in forza dei legami affettivi stabiliti con i componenti della famiglia”
• Inserimento nella famiglia affidataria a “rischio giuridico”. Proponiamo un confronto con il Tribunale per i minorenni in merito alle modalità di abbinamento e di inserimento nella futura, possibile famiglia adottiva. Riteniamo infatti che l’ascolto degli affidatari prima dell’abbinamento possa dare un contributo significativo alla scelta della famiglia stessa, attraverso la “presentazione” diretta del minore e della documentazione da essi messa a disposizione (relazioni, album fotografico, ecc..). Abbiamo infatti rilevato un differente comportamento delle équipes adozioni e quindi la mancanza di una linea comune per quanto riguarda incontri, frequentazioni tra le due famiglie affidatarie – la famiglia del progetto neonati e quella “a rischio giuridico”. Il bambino deve poter “vivere” continuità nel suo “futuro”.
Si passa invece dall’affidare al “buon senso” degli operatori e delle stesse famiglie la gestione degli incontri preparativi al passaggio definitivo alla nuova famiglia, a VETI che spaventano ed intimoriscono la famiglia “a rischio giuridico” che si sente sotto osservazione e teme le sia “tolto” il bambino.
Si sottolinea inoltre la necessità che, nell’interesse preminente dei minori, siano “velocizzate” il più possibile le procedure dirette all’accertamento dello stato di adottabilità e sia valutata , caso per caso, l’opportunità che i bambini del progetto neonati rimangano nel nucleo affidatario fino all’affidamento preadottivo, cioè fino alla definizione del suo stato di adottabilità, per evitargli eventuali altri “passaggi” familiari.
E’ quindi utile che vengano stilate delle “linee guida” alle quali fare riferimento al fine di evitare confusioni e inutili paure.
• Audizione famiglieaffidatarie. Proponiamo che i Magistrati minorili adottino un’unica linea per le audizioni degli affidatari che consentano il loro effettivo ascolto, tutelandone la privacy (v. anche la circolare del Tribunale per i minorenni del 4 maggio 2009).
Per quanto riguarda l’ascolto degli operatori della struttura in cui è inserito il minore (casa famiglia, comunità educativa, ecc..) si ritiene necessario, ove possibile, anche la presenza del legale rappresentante della stessa.
• Modalità e tempi di valutazione: quando nella procedura di valutazione del caso sono coinvolte le equipe sanitarie di NPI, DSM o SERT è necessario stabilire tempi e modalità più precisi per la presa in carico e per la redazione delle relazioni di aggiornamento da inoltrare all’Autorità Giudiziaria al fine di abbreviare i tempi di valutazione
• Fratelli: abbiamo osservato come in alcuni casi il legame tra fratelli sia l’unico legame significativo che questi bambini hanno sperimentato. Proponiamo che in questi casi, dopo attenta valutazione, essi restino possibilmente uniti sia durante il periodo dell’affidamento che dell’adozione. In fase di valutazione sarebbe opportuno ascoltare i bambini e la disponibilità delle famiglie affidatarie e/o adottive.
• Neonati con apertura di adottabilità: all’interno dei gruppi sia di famiglie adottive che affidatarie dell’Associazione “Volontari per l’affidamento e l’adozione” è maturata la seguente proposta. Nelle poche situazioni dove l’apertura di adottabilità pare possa, per la gravità delle privazioni subite dal piccolo, concludersi rapidamente, al fine di evitare al neonato il “passaggio” nella famiglia affidataria, si chiede di esaminare l’opportunità d’inserirlo da subito in una famiglia “affidataria a rischio giuridico”. Ci rendiamo conto che occorrerà organizzare l’Ufficio Unico Adozioni ed istruire in tal senso le équipes adozioni per selezioni ad hoc, affinché sia allestita una lista d’attesa di famiglie idonee, disponibili e preparate, così come avviene alla “Casa dell’Affido”
In particolare riteniamo importante conoscere e valutare i tempi per l’affidamento preadottivo dei neonati non riconosciuti.
• Minori con gravi handicap: in alcune situazioni di neonati o minori con gravi handicap accolti in affidamento familiare o in casa-famiglia dopo un periodo più o meno lungo è stata proposta l’adozione alla famiglia affidataria o alla coppia responsabile della Casa Famiglia. Riteniamo sia necessario valutare con molta attenzione tali situazioni, riducendo i tempi di valutazione e di apertura della procedura di adottabilità, accertando l’esistenza di famiglie disponibili all’adozione per un passaggio ad una sistemazione definitiva. Nel caso non si reperisca una famiglia adottiva idonea e disponibile è opportuno che si opti per un affidamento a lungo termine che possa tutelare la famiglia affidataria dal punto di vista pratico-gestionale, inserendo nello stesso provvedimento un preciso richiamo al supporto, anche economico loro dovuto dall’Ente Gestore, in attuazione della Deliberazione della Giunta Regionale n. 79-11035 del 17 novembre 2003 “Approvazione linee d’indirizzo per lo sviluppo di una rete di servizi che garantisca livelli adeguati di intervento in materia di affidamenti familiari e di adozioni difficili di minori, in attuazione della l. 149/2001 ‘diritto del minore ad una famiglia’ (modifica l. 184/83)” e dalle successive delibere, che hanno previsto stanziamenti “mirati”. Se non viene garantito un pieno supporto alle famiglie che accolgono tali bambini si rischia di non riuscire più a reperire famiglie disponibili a questi tipi di accoglienza. Pur riconoscendo nell’adozione un importante strumento per garantire al minore stabilità affettiva e senso di appartenenza, riteniamo altrettanto importante che la famiglia affidataria possa sentirsi libera di decidere secondo la propria situazione familiare e in base al criterio della maternità e paternità responsabile.
Per quanto riguarda i bambini con handicap dichiarati adottabili all’interno delle case famiglia, rileviamo che – fermo restando la necessità di ricercare il loro inserimento in una famiglia adottiva o affidataria –le case famiglia possano garantire loro non solo un adeguato contesto familiare, ma anche la sicurezza di essere accolti all’interno di una rete associativa che garantisce la continuità e la solidità dell’accoglienza.
Confidiamo di poter al più presto prevedere un incontro con tutti i soggetti in indirizzo al fine di migliorare i progetti riguardanti l’affido dei minori e portarli a conoscenza di tutti i servizi della Regione Piemonte.
Ai.Bi (Alessandro Terzi)
Anfaa (Frida Tonizzo)
Associazione Gruppi Volontari per l’Affidamento e l’Adozione (Giuseppina Ganio Mego)
Associazione Odissea 33 (Anna Oddenino Del Mastro)
Associazione Papa Giovanni XXIII (Maria Cristina Carena)
Gruppo AMA Arcobaleno (Silvia Bodoardo)
Gruppo AMA Bambi (Maria Teresa Scappin)
Gruppo AMA Rubino (Lucia Fullone Vietti)
Ufficio Famiglia e Caritas Diocesi di Torino (Giuseppina Ganio Mego)