Pubblichiamo la lettera inviata da una nostra socia, seguita da un sollecito, al Presidente della Provincia di Milano e la incredibile risposta.
Egr. Sig. Penati,
mi chiamo Susanna Parmeggiani e abito a Milano. Ho ricevuto a casa il giornale “Q5, quarantacinque giorni per la città metropolitana” e Le faccio i complimenti per l’idea di un nuovo giornale che dia nuove informazioni sulla nostra provincia: fa sempre piacere sapere qualcosa in più e di nuovo!!!
Mi rammarica, purtroppo, constatare che nell’articolo a pagina tre “Vuoi un cane? Adottane uno scampato alla vivisezione”, si usino ancora parole come “adozione” e “affido” in riferimento agli animali. Non mi fraintenda, anch’io amo gli animali e sono contraria alla vivisezione (ho avuto cani da più di vent’anni), ma… ahimè, sono anche una mamma adottiva e quando sento usare questi termini in modo “inappropriato”, mi altero un pochino.
Io penso che il dizionario della lingua italiana sia ricco di vocaboli che abbiano un significato simile, lasciando stare le parole “adozione” e “affido”, tanto più che conosco l’impegno costante della Provincia di Milano (come di altri enti) per promuovere convegni, incontri, dibattiti, ecc. che riguardino il tema dell’adozione e dell’affido familiare.
RingraziandoLa per l’attenzione, colgo l’occasione per porgere distinti saluti
Susanna Parmeggiani
Gentile signora Parmeggiani,
la ringrazio innanzitutto per i complimenti per il nuovo giornale e mi dispiace se ha ritenuto offensivo che non le rispondessi con abbastanza sollecitudine, ma forse non sa che a questo indirizzo di posta arrivano centinaia di messaggi a cui viene risposto in base al tempo che ho a disposizione, senza tralasciare il lavoro amministrativo che mi compete ogni giorno, e in base all´urgenza del messaggio.
Mi dolgo anche per il fatto che abbia ritenuto offensivo l´uso da parte dei giornalisti che scrivono su Q5 dei termini “adozione” o “affido”, ma le assicuro che da parte loro non c´era nessuna intenzione di offendere chi, come lei, è una madre adottiva. Ancor più, come lei mi ricorda, quando l´amministrazione provinciale porta avanti un impegno costante per sensibilizzare le persone su un tema importante come l´adozione o l´affido familiare. D´altra parte il linguaggio giornalistico soggiace a certe regole, necessarie per rendere l’articolo scritto comprensibile ai più, e i sinonimi di adozione nella lingua italiana sono “adottamento” o “arrogazione”, e credo che anche lei converrà con me che tali termini non sono utilizzabili in un giornale che vuole parlare a tutti. Senza contare che ormai è di utilizzo comune nel linguaggio il termine adozione riferito agli animali abbandonati.
Tutto questo però non sminuisce né sottovaluta l´assunzione di responsabilità di un padre o una madre adottivi che portano avanti con costanza, impegno e certamente tanto amore il loro lavoro genitoriale, che, a volte, può anche richiedere uno sforzo maggiore di comprensione e intelligenza.
Proprio per questo, e per la comprensione e l´intelligenza che attribuisco alle persone che come lei hanno fatto una scelta così altruista e di grande valore, che mi auguro possa concordare con me che la leggerezza di poter parlare di “adottare un cane” non offenda alcuno, ma si riferisca solo ad un bel gesto fatto per salvare un animale, che nessuno, mai, mi creda, vuole paragonare a quello compiuto da genitori adottivi o affidatari. Spero con questo di averle spiegato le ragioni dell´utilizzo di quel termine e nello stesso tempo di non averla “alterata” ulteriormente.
Facendole i migliori auguri, la saluto cordialmente,
Filippo Penati
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