Riportiamo la lettera a firma di Fabrizio Papini, pubblicata sull’Avvenire del 16 Agosto 2004
Caro Direttore,
faccio riferimento al turpe mercato di neonati bulgari efficacemente denunciato da Avvenire con servizio del 1° agosto, cui tocca il merito di aver introdotto un interessante dibattito.
La legge che regola le adozioni internazionali è giustamente rigorosa, anche se ciò non sembra essere sufficiente.
Per fortuna, quando nel 2001 si modificò la legge 184/1983 non venne accolta una proposta che prevedeva, in materia di affidamento “illecito” e di falsi riconoscimenti, l’abolizione delle sanzioni accessorie della inidoneità ad ottenere affidamenti familiari o adottivi per chi compiva questi gravi atti. I proponenti non escludevano neppure il mantenimento del minore nell’ambiente familiare che (illecitamente) l’aveva accolto. Una specie di “usucapione” del bambino.
Per quanto riguarda le lunghe attese dei genitori aspiranti adottivi, esse si spiegano alla luce dei rischi che l’assenza di adeguati controlli comporterebbe, controlli che ogni onesto cittadino non può non auspicare, data la delicatezza della materia.
Non si deve infatti dimenticare che l’adozione mira non già ad assicurare una discendenza a chi non ce l’ha, bensì a dare una famiglia a un minore in situazione di abbandono, perché privo di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi.
Nella relazione tra genitori e figli adottati c’è un’iniziale situazione di asimmetria. Il minore ha diritto a una famiglia. Non esiste, correlativamente, il diritto degli adulti ad avere un figlio.
Non tutti i desideri possono infatti convertirsi in altrettanti diritti.
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Pubblichiamo la lettera inviata da Claudiana Roffino a Barbara Palombelli in merito a un suo articolo pubblicato su “Corriere della Sera Magazine” del 9 settembre.
Signora Palombelli,
ho letto il suo articolo pubblicato il 9 settembre sul Corriere della Sera Magazine e sono rimasta esterrefatta per ciò che lei ha scritto, ma non in merito alla inseminazione eterologa di cui non voglio dibattere qui.
La frase che mi ha raggelato il sangue nelle vene è: “Ritengo il diritto di conoscere il proprio genitore biologico sacrosanto, non cedibile, non sequestrabile”. Sono una figlia non riconosciuta alla nascita riconoscente a chi mi ha messo al mondo per avere usufruito di questa legge che mi permette di essere viva e con una famiglia. Quella stessa legge, che mi auguro non venga cambiata, non mi consente di sapere chi sono i miei genitori biologici, ma le garantisco che questo non è assolutamente un problema per me, perché io so chi sono i miei genitori: sono due persone speciali che tre mesi dopo la mia nascita hanno iniziato il loro percorso di vita insieme a me, che mi hanno amata, cresciuta, educata, che hanno condiviso con me ciò che di bello la vita mi ha offerto e che mi hanno consolata nei momenti bui, che hanno superato le mie crisi di figlia adolescente e mi hanno dato il loro amore in modo incondizionato. Ritengo che il rapporto di genitorialià e filiazione non vada sempre e solo ridotto al concetto di sangue, perché tanti figli adottivi le potrebbero dimostrare che non è assolutamente questo che rende padri, madri e figli. Penso che se lei ritiene e ama i suoi genitori primariamente per il legame di sangue che ha con loro riduca e stilizzi tuo ciò che loro hanno creato con lei. E dire che anche Lei è una madre adottiva….!!!
Sono a sua completa disposizione per ulteriori confronti con lei in merito.
Grazie e cordiali saluti
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