torna all’indice del Bollettino 03/2004 – Luglio / Settembre 2004

Sezione Lombarda

L’Anfaa e la scuola a Milano

Nella primavera di quest’anno a Milano, l’Anfaa ha organizzato un Corso di aggiornamento per insegnanti della scuola dell’obbligo su come affrontare in classe le numerose e diverse situazioni che i “nuovi” bambini portano dentro alla scuola: razze diverse, colori diversi, situazioni familiari nuove minori in affido e in adozione.

In una città grande come Milano, che accoglie nelle sue scuole oltre 20.000 studenti di cittadinanza non italiana, dei 55.000 che sono in Lombardia, educare alla diversità e al dialogo non è solo un compito ma un’occasione di arricchimento.

E’ stato difficile raggiungere i docenti delle scuole interessate, ma le risposte che abbiamo ai questionari spediti al termine del corso, ci hanno convinto che la strada intrapresa per far giungere il messaggio di accoglienza, di solidarietà e di integrazione nella scuola era quella giusta.

Abbiamo quindi organizzato incontri mirati in tre scuole, una a Milano e due nell’hinterland, interessate al nostro programma con i consigli e i suggerimenti di Emilia De Rienzo.

L’affido familiare a Milano

In questi giorni il Comune di Milano sta vagliando le offerte di agenzie di pubblicità, giunte in seguito al bando che lo stesso Comune ha indetto per aprire una vasta campagna di informazione e sensibilizzazione sull’affidamento familiare nella città di Milano, con locandine, manifesti, video, organizzazione di incontri pubblici, aggiornamenti del sito del Comune per quanto riguarda l’affidamento familiare ed altro..

Sono anni che Milano sfrutta gli slogan(s) e le locandine dell’ultima campagna, i risultati sono stati e sono ancora piuttosto scarsi.

Il metodo utilizzato per scegliere gli strumenti per il lancio di una campagna sull’affido suscita molti dubbi e perplessità su come si possa risvegliare a Milano, una città che è stata tra le prime a rispondere al diritto di ogni bambino ad avere una famiglia, il clima di città solidale e aperta all’accoglienza.

Avevamo chiesto che fosse il Servizio Affidi, sulla scorta della sua lunga esperienza in merito, con la collaborazione delle numerose associazioni familiari, a progettare, a seguire la campagna affidi e a preparare e selezionare le famiglie disponibili.

L’esperienza dell’Anfaa ai “tavoli” sull’adozione in Lombardia

La Regione Lombardia con delibera dell’8 agosto 2003, che ha come oggetto “Linee per la definizione del percorso adottivo….”, ha dato mandato alle Aziende Sanitarie Locali di istituire il tavolo operativo di coordinamento.

Ne fanno parte, oltre al Direttore Sociale dell’ASL e al Responsabile del servizio competente due rappresentanti degli Enti Locali, due rappresentanti degli Enti Autorizzati all’adozione internazionale e due rappresentanti delle Associazioni di Solidarietà Familiare.

L’Anfaa ha partecipato e partecipa tuttora alle riunioni nelle ASL di Brescia, Como, Milano Centro, Milano 1 e Varese.

Il compito dei “tavoli” è quello di formulare un Piano informativo triennale, che nella 1° Fase deve assicurare un’adeguata sensibilizzazione della popolazione sulle seguenti tematiche:

– infanzia in difficoltà, abbandonata o a rischio di abbandono e le forme di sostegno e di partecipazione alla cooperazione internazionale,

– l’affidamento familiare

– l’adozione di minori in stato di abbandono in Italia e all’estero.

L’obiettivo del Piano nella sua prima fase è di coordinare e di garantire informazioni omogenee e condivise tra i diversi soggetti coinvolti.

All’interno dei tavoli all’inizio si è concentrata l’attenzione soprattutto sull’adozione internazionale, l’Anfaa è riuscita a mettere in evidenza anche l’adozione nazionale, in particolare le adozioni “difficili” (bambini grandicelli, problematici o con handicap) e l’affidamento familiare come valida alternativa al ricovero in comunità o in istituto, in previsione anche della chiusura degli istituti prevista per la fine del 2006.

Sezione di Novara

(delegata per il Piemonte orientale)

Nell’ambito di particolari progetti, solo in parte finanziati, la nostra sezione ha realizzato – in collaborazione con il Comune di Novara e la Provincia di Novara – un CD ROM con animazioni a colori e registrazioni video.

E’ stato considerato utile quale supporto multimediale per serate divulgative o nell’ambito di incontri (con famiglie, nella scuola o altro).

Il menu del CD comprende:

• l’introduzione – la famiglia – l’adozione – l’affidamento familiare – la scuola.

Non è esaustivo in sé ma richiede la presenza di un conduttore che integri, dove ritiene opportuno, le nozioni inserite. È fatto per “alleggerire” un poco gli incontri ma anche per poter avere sempre a disposizione gli esperti o le esperienze dirette. I video infatti riguardano: persone o famiglie con esperienza diretta di adozione o affidamento, una psicologa e una pedagogista per l’ambito scolastico. Per quest’ultima parte viene presentata inoltre un’animazione del lavoro svolto da una scuola media novarese.

Ogni parte può essere presentata a sé stante (o in tempi diversi), secondo le necessità dell’incontro.

Inoltre – per avere sempre a disposizione i dati tecnici relativi all’ANFAA, all’adozione e all’affidamento – è stato ampliato il dossier ANFAA predisposto per il convegno di Genova che va presentato con PowerPoint. Si tratta di ben 32 slides con scritte a colori e animate, delle quali una relativa alla sezione di appartenenza, è quindi importante per coloro che ne volessero una copia dare l’indicazione esatta dei dati della propria sezione.

La sezione di Novara si impegna alla masterizzazione di entrambi i CD su richiesta, tenendo presente un costo di euro 10 per il primo e di euro 5 per il secondo (in Powerpoint).

Coloro che fossero interessati ad avere una copia dell’uno o dell’altro CD ROM o di entrambi, possono darne comunicazione alla presidente della sezione di Novara che è a disposizione per ogni ulteriore informazione.

Sezione Toscana

UBI MINOR INCONTRA

IL PRESIDENTE DEL TRIBUNALE

PER I MINORENNI DELLA TOSCANA

Si è svolto il 23 settembre scorso, in un clima di grande cordialità, un incontro tra il nuovo Presidente del Tribunale per i minorenni della Toscana, Dott. Gianfranco Casciano e UBI MINOR – Coordinamento toscano delle associazioni di volontariato per la difesa dei diritti dei minori.

Nell’occasione erano presenti Luciana Checcucci (Codice ADAF – Arezzo), Ilaria Citti (Anfaa – Lucca), Anna Berti (ACSI – Firenze), Fabrizio Papini, Paolo Raspanti e Paola Berni (Anfaa – Firenze) e il portavoce di Ubi Minor, Andrea Croci.

Ha introdotto la discussione Fabrizio Papini ripercorrendo in modo sintetico la storia di Ubi Minor, la sua composizione, gli obiettivi programmatici ed i risultati finora raggiunti.

Sono stati successivamente presi in esame alcuni argomenti che erano stati elaborati dal coordinamento nell’ultimo incontro di Pistoia. Su di essi si è svolto un franco confronto di idee che ha messo in luce una sostanziale unità di vedute tra il Presidente ed Ubi Minor.

Tra i temi trattati vi è stato, in primo luogo quello relativo alla prossima chiusura degli istituti entro il 2006.

Il Dott. Casciano ha espresso la piena condivisione dello spirito della legge che ha previsto la piena deistituzionalizzazione ed ha comunicato di aver effettuato una serie di incontri con gli enti locali (Regione e Comuni) ed aver riscontrato un’attenzione fattiva per la realizzazione di tale obiettivo. I rappresentanti di Ubi Minor hanno preso atto di tale valutazione ma si sono detti timorosi di azioni camaleontiche e di facciata che aggirino la legge riciclando con nuove denominazioni (es. comunità educative) o modifiche non sostanziali (suddivisione di un istituto in più zone denominate appartamenti), gli istituti tradizionali.

Piena unità di vedute si è manifestata tra i partecipanti in merito alle proposte di modifica dell’ordinamento giudiziario minorile che sono state valutate negativamente, per il rischio di perdita di quella specificità che ha caratterizzato sino ad oggi il diritto minorile a tutto vantaggio di un’attività giudiziaria che tenga conto della particolarità di personalità in fase di sviluppo.

Si è poi parlato dell’”adozione mite”, dell’adozione aperta e dell’affidamento professionale. Il Presidente ha detto che tutti questi istituti sono da valutare in relazione ai bisogni del singolo minore e che possono essere presi in considerazione solo quando non è possibile utilizzare in modo specifico i due istituti previsti dalla legge, ovvero l’affidamento familiare e l’adozione.

Il portavoce di Ubi Minor fa presente che su questi temi non è emerso, all’interno del coordinamento, un orientamento condiviso. Solo le tre sezioni dell’Anfaa hanno espresso un giudizio decisamente negativo, nel timore che da queste presunte novità gli istituti dell’adozione e dell’affido possano risultare “indeboliti”.

Il dott. Casciano ha poi detto che il termine di due anni previsto dalla legge per l’affido non significa che tale servizio deve cessare a tale scadenza, ma che al termine di tale periodo la situazione dovrà essere riesaminata e dovrà essere valutata quale sia la scelta che tenga meglio conto delle esigenze effettive del minore, tra le quali è ovviamente possibile la proroga dell’affido stesso.

Su di un punto si è evidenziato un disaccordo tra il dott. Casciano e Ubi Minor, quello relativo all’istituzionalizzazione dei bambini piccolissimi. Il Presidente ha sostenuto che “gli esperti” hanno sempre ritenuto che l’inserimento di un minore piccolissimo (0-18 mesi) in una famiglia affidataria ed il successivo passaggio alla famiglia adottiva, rappresenti per il minore un grave trauma affettivo di connotazione più grave rispetto alla permanenza temporanea in istituto.

I rappresentanti di Ubi Minor hanno replicato sia con considerazioni psicologiche e pedagogiche che con esperienze di fatto evidenziando che l’esperienza di affidamento, – se effettuata da una famiglia preparata e cosciente del proprio ruolo che in modo sinergico interagisce con la famiglia adottiva con un passaggio graduale e progressivo da primo al secondo nucleo – rappresenta un’esperienza positiva e gratificante che aiuterà il minore ad una crescita quanto più possibile normale.

A conclusione dell’incontro, il Presidente ha confermato di riconoscere all’associazionismo in specie ad Ubi Minor, un ruolo importante di supporto e di stimolo all’attività del Tribunale concludendo con un’espressione di indubbia matrice toscana: “rompetemi pure le scatole, questo sarà per me uno stimolo per realizzare meglio l’obiettivo comune di andare incontro ai bisogni dei minori”.

Buon lavoro Presidente!

Il Portavoce di Ubi Minor

Andrea Croci

Sezione di Trieste

Nell’ambito delle iniziative promosse in memoria Angela Gasparo, la Sezione di Trieste dell’Anfaa in collaborazione con l’Istituto Regionale per gli studi di Servizio Sociale ha pubblicato i risultati del “Premio di ricerca per ricordare Angela Gasparo” concernente un’indagine a cura di Annalisa Castellano su “L’affidamento familiare del minore: aspetti psicologici ed analisi di alcuni fattori di disagio”.

Qui di seguito ne riportiamo l’introduzione: chi fosse interessato al testo completo della ricerca può rivolgersi alla Sezione di Trieste dell’Anfaa – Via Donatello 3, 34128 Trieste, tel. 04054650.

“Il mio interesse al tema dell’affidamento familiare è sorto principalmente da una riflessione sulla complessità dell’attuazione di tale intervento. In esso, infatti, si ritrova la compresenza di una pluralità di soggetti, sia istituzionali che non, i quali vengono chiamati a collaborare ad un progetto manifestando differenze sia culturali che metodologiche.

L’elemento che ha portato a compiere un’analisi dettagliata di tale fenomeno è stato il fatto di voler comprendere quali siano le possibili cause che fanno sì che un minor venga allontanato dalla sua famiglia di origine; ciò ha il fine di raggiungere una maggior consapevolezza in merito alle esigenze dei minori stessi e dei loro genitori rendendo più facile il loro ricongiungimento.

Il presente elaborato è diviso in due parti: nella prima vengono riportati gli aspetti teorici di tale tematica, mentre la seconda parte è dedicata a presentare i risultati di una ricerca sull’intervento di affidamento familiare nel territorio triestino.

L’intero lavoro parte dal presupposto, ormai consolidato, che l’affido non debba essere un intervento rivolto unicamente al minore, ma un provvedimento programmato ed attivato nei confronti dell’intero nucleo d’origine, teso al cambiamento della struttura relazionale su cui si organizza il sistema familiare. Quindi, all’origine dell’allontanamento del minore dai genitori, si presuppone che ci sia uno stato di malessere, di disagio non solo nella relazione genitore-figlio, ma dell’intero nucleo familiare.

Tale problematica sociale è presente nella nostra società e per questo motivo si cercherà di sottolineare quali siano i possibili meccanismi di costruzione del disagio, le sue principali cause, il ruolo della famiglia e quanto questa sia capace di promuovere l’insorgere di comportamenti devianti.

Con riferimento ad alcune teorie, verranno approfondite le cause di questo fenomeno per comprendere se esse siano in prevalenza di natura biologica, e quindi innate, o piuttosto una risposta al mondo esterno, o ancora, se spesso vedano una compresenza di entrambe le variabili.

Come già molti studi hanno potuto constatare, la famiglia, negli ultimi cinquanta anni, ha subito continue modifiche nella sua struttura. Si è assistito ad una tendenziale riduzione dei membri che compongono i nuclei domestici e ciò ha portato all’affermarsi, almeno nelle società toccate da un forte cambiamento di costumi, di una nuova tipologia di famiglia, fortemente mutata rispetto a quella di mezzo secolo fa: a un modello familiare improntato su una visione di tipo patriarcale, si è lentamente sostituito un tipo di famiglia nucleare, (composto cioè dai coniugi e da un unico figlio) fino ad arrivare frequentemente alla famiglia monoparentale (un solo genitore con il figlio):

Inoltre, al fine di una maggior completezza dello studio, vengono esposte alcune riflessioni teoriche inerenti la famiglia multiproblematica, con particolare riferimento all’allontanamento del minore da tale tipologia familiare.

L’analisi, in seguito, si è proposta di evidenziare i principali aspetti psicologici e le problematiche ricorrenti che possono emergere nel processo dell’affido familiare; la comprensione di alcuni dei suoi possibili meccanismi può aiutare gli operatori a gestire ed evolvere positivamente le conflittualità dell’intervento di sostegno familiare.

Tuttavia, tale processo risulta avere una difficile applicabilità e pertanto, oltre a comprendere le cause di tali comportamenti, si è voluto approfondire quali interventi possano venire attuati al fine di recuperare i nuclei familiari disagiati, per aiutarli a divenire consapevoli dei comportamenti adottati, delle motivazioni che li hanno indotti a mettere in atto determinate condotte ed anche ad acquisire nuove capacità instaurando relazioni sociali positive.

Le tematiche esposte, pur non essendo state trattate sempre in modo esaustivo, hanno voluto rendere chiare le problematiche legate all’atto di allontanamento del minore.

L’aspetto applicativo del lavoro ha infine analizzato l’incidenza del fenomeno dell’affidamento familiare nella città di Trieste, cercando di dare una presentazione ordinata degli interventi di affido attuati, descrivendo quindi come essi si presentino e verificando le possibili azioni di miglioramento attuabili dai servizi pubblici.”

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