Sezione Lombarda
Riportiamo la lettera che Giancarlo Lesmo, Presidente della Sezione Lombarda in occasione del suoi prossimi 80 anni, ha indirizzato ai soci ed amici della sezione Lombarda: siamo noi a ringraziarlo per la preziosa e infaticabile attività da lui profusa in tutti questi anni augurandoci di poter ancora a lungo contare sul suo attivo e insostituibile contributo di esperienza e di grande umanità.
Nell’ultimo Consiglio Direttivo della Sezione Lombarda è stato chiesto a Giancarlo Lesmo di rimanere ancora un anno per permettere ai nuovi Consiglieri di familiarizzarsi con l’Associazione.
Carissimo Socio/Amico,
avendo iniziato l’anno che mi porterà a raggiungere gli 80, in considerazione che nel prossimo 2006 scadrà il mandato dell’attuale Consiglio Direttivo della Sezione, ritengo giunto il tempo di rinunciare a ripresentare la mia candidatura allo stesso.
Questo non significa che lascerò l’Anfaa, anzi continuerò, fintanto che la salute e le forze lo concederanno, a dare ad essa il tempo e la disponibilità che mi sarà possibile.
Già da alcuni anni avevo fatto notare la diminuzione delle mie energie fisiche e l’anno che si chiude ha costituito un ulteriore colpo alla mia salute dopo l’impianto del Pacemaker e l’intervento chirurgico recente cui ho dovuto sottopormi e che hanno condizionato ulteriormente la mia disponibilità in tempo, e non solo. Vorrei però, anche alla luce degli ultimi avvenimenti che si sono verificati a livello della Sezione, chiarire il mio pensiero sui motivi che mi spingono a continuare a dare tempo ed energie all’Anfaa lombarda.
Per prima cosa in segno di riconoscenza: se ho cercato di dare qualcosa all’associazione, anch’essa mi ha dato forse di più, a me stesso e alla mia famiglia, in arricchimento morale e sociale.
Inoltre ho sempre sottolineato in ogni occasione che la famiglia adottiva e affidataria deve essere aperta se vuole assolvere la sua funzione educativa in modo corretto, in particolare in un mondo come l’attuale dove l’egoismo è diventato l’unica ragione di vita.
Abbiamo, come famiglia, cercato di concretizzare il concetto di servizio che l’ha sempre caratterizzata, attraverso i suoi membri. A titolo personale non ho mai cercato cariche o responsabilità, ma non le ho mai rifiutate quando mi sono state proposte, cercando di fare il possibile con le mie capacità, nel Sindacato, nel sociale, nella Chiesa, nelle amministrazioni pubbliche, in politica, ma soprattutto nel Volontariato gratuito e disinteressato dal punto di vista carriera e guadagno.
Questo mi ha sempre più convinto di essere una parte della Società e di appartenervi non solo per rivendicare diritti, ma anche per assumere i doveri che questa appartenenza comportava e dei conseguenti obblighi. Ciò mi ha sempre più convinto che aprire la famiglia attraverso l’adozione o l’accoglienza in affido di un minore a cui la Società ha negato il diritto a una famiglia non rappresenta una buona azione, né un’opera di carità soltanto cristiana: ma un dovere sociale: se la società attraverso i suoi membri, ha negato a dei bambini ciò che per legge a loro spettava, ho sentito sempre più questa scelta come impegno di restituzione; come membro della stessa società restituire loro ciò che per responsabilità sociale era stato tolto: la famiglia.
Vorrei che si meditasse su questo aspetto della realtà adottiva … forse avremo più generosità e più perseveranza ad uscire dal proprio piccolo mondo familiare per rendere a chi non ha avuto, qualcosa del tanto che non solo per merito nostro abbiamo avuto.
Concludo inviando a tutti i migliori saluti, con l’augurio di poterci ancora incontrare nel corso delle attività della Sezione e degli appuntamenti per convegni e iniziative varie.
Chiedo scusa se in qualche occasione ho offeso o contraddetto qualcuno oppure ho omesso qualcosa.
Giancarlo Lesmo
Sezione di Novara/Piemonte Orientale
In considerazione dell’esperienza pregressa che ha rilevato risultati positivi nella collaborazione tra giovani volontari, organizzazioni di volontariato e Servizio Assistenza Minori del Comune di Novara, con il progetto educativo-didattico “Progetto interventi sociali e volontariato” elaborato dai docenti dell’Istituto nell’ambito delle attività del P.O.F. dell’anno scolastico 2005/2006, l’Istituto Magistrale Bellini ha stipulato con il Centro di Servizio per il Volontariato della Provincia di Novara un protocollo d’intesa avente per oggetto la realizzazione sul territorio del Comune di Novara di esperienze di Peer Education attraverso l’attivazione di un progetto di accompagnamento scolastico per minori in situazione di disagio. Tale progetto è da considerarsi sperimentale e pertanto sarà rivolto ad un massimo di 30 minori.
Si precisa per che “Peer Education” si intende una strategia educativa volta ad attivare un processo naturale di passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status; un intervento, secondo questa prospettiva, che mette in moto un processo di comunicazione globale, caratterizzato da un’esperienza profonda ed intensa e da un forte atteggiamento di ricerca di autenticità e di sintonia tra i soggetti coinvolti. Questa pratica va oltre il momento educativo e diviene una vera e propria occasione per il singolo adolescente, il gruppo dei pari o la classe scolastica, per discutere liberamente e sviluppare momenti transferali intensi.
Il progetto coinvolge giovani studenti dell’Istituto stesso con funzioni di aiuto allo studio e preadolescenti in situazioni di disagio.
L’esperienza è attuata con la collaborazione degli operatori del Servizio Minori ed Handicap del Comune di Novara e prevede un certo numero di docenti in pensione o volontari con funzioni di tutoraggio dell’attività di progetto garantendo sia ad essi che agli studenti coinvolti un percorso di formazione permanente. Al termine del percorso gli studenti riceveranno un attestato valido ai fini del credito formativo.
La Sezione Anfaa di Novara/Piemonte Orientale ha ritenuto di trasmettere al gruppo di lavoro l’importante esperienza in campo scolastico attraverso i testi “Ti racconto l’affidamento”, “L’affidamento familiare si impara a scuola” ed il CD ROM “Il Bosco delle Betulle” corredato dal gioco di solidarietà FABULA.
Sezione di Firenze
No alla ruota: sì all’assistenza alle gestanti e al segreto del parto
Comunicato stampa
Abbiamo letto con vivissima preoccupazione che il Movimento per la vita ha deliberato di istituire a Firenze una versione aggiornata della ruota di medioevale memoria per “i neonati abbandonati”, ignorando che le donne che non intendono riconoscere il proprio nato hanno diritto di partorire in assoluta segretezza anche negli ospedali e nelle altre strutture sanitarie e di essere quindi seguite dal punto di vista medico-infermieristico come tutte le altre partorienti, assicurando anche al neonato le cure necessarie.
Inoltre, dal 1927 le Province e la Regione Autonoma della Valle d’Aosta sono obbligate ad assistere a livello sociale le gestanti in difficoltà, assicurando i necessari interventi prima, durante e dopo il parto.
Al riguardo si segnala che numerose gestanti nubili e madri (a volte si tratta di bambine di 14-15 anni) hanno l’esigenza di supporti particolari di natura socio-assistenziale allo scopo di poter provvedere coscientemente al riconoscimento o non riconoscimento del proprio nato e di acquisire gli strumenti necessari per il proprio reinserimento sociale. In questi casi non è accettabile che la partoriente venga lasciata sola prima e dopo il parto e che ci si preoccupi solamente di salvaguardare la sopravvivenza dei neonato.
Nel caso in cui non sia stato effettuato il riconoscimento, l’atto di nascita del bambino è redatto con la dizione ‘nato da donna che non consente di essere nominata’ e l’ufficiale di stato civile, dopo avergli attribuito un nome e un cognome, procede entro dieci giorni alla segnalazione al Tribunale per i minorenni ai fini della dichiarazione di adottabilità ai sensi della legge 184/1983.
Così, a pochi giorni dalla nascita, il piccolo viene inserito in una famiglia adottiva, scelta dal Tribunale fra quelle che hanno presentato domanda di adozione al Tribunale stesso.
Un’ultima considerazione: la scelta che compie la donna che decide, per motivi anche drammatici, di non diventare la madre del piccolo che ha partorito in ospedale non riconoscendolo come figlio, compie una scelta responsabile che merita il rispetto di tutti: quel piccolo non è abbandonato, bensì consegnato alle istituzioni perché venga inserito al più presto in una famiglia. Va quindi considerato abbandonato solo il neonato che viene lasciato in luoghi dove la sua vita è messa a repentaglio!
Il presidente Anfaa – sez. Firenze
Paolo Raspanti
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