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I mezzi di comunicazione si sono occupati della triste vicenda del piccolo rom, ospitato in una comunità protetta di Milano, per presunti maltrattamenti e abusi, da qui rapito da parte di un commando di tre persone e successivamente ritrovato dalle forze dell’ordine. Pubblichiamo qui di seguito – su gentile concessione dell’autore – uno scritto pubblicato sul Corriere della Sera del 30 Aprile a firma di Fulvio Scaparro, articolo sui cui contenuti concordiamo pienamente.

In mezzo ai tanti lati ancora oscuri della vicenda del piccolo rom, le certezze sono davvero poche, a parte il buon lavoro svolto dalla Mobile in un terreno paludoso e infido di depistaggi, mancanza di collaborazione da parte della comunità rom, dichiarazioni contradditorie, tentativi di speculazione, ivi compreso un appello al Presidente del Consiglio.

Una brutta storia che, purtroppo, non sono certo sia giunta all’epilogo. Le certezze riguardano la necessità di proteggere subito il bambino che, per quello che sappiamo di sicuro da quando, nel luglio scorso, è stato affidato ai servizi sociali perché trovato in abiti femminili e con le unghie dipinte ha vissuto esperienze sufficienti a mettere a dura prova il suo equilibrio.

In attesa che la vicenda sia al più presto chiarita e che il bimbo non corra più alcun pericolo di essere di nuovo sballottato a destra e a manca, il piccolo dovrà essere ospitato in una comunità protetta – sarebbe la terza in pochi mesi, se non sbaglio – in grado di assicurargli tranquillità, cure, attenzioni, stimoli e affetto.

La sua foto e il suo nome non dovrebbero più apparire su giornali e tv, come del resto dovrebbe essere obbligatorio per ogni bambino, a meno che non si tratti di facilitarne le ricerce in caso di rapimento. Ma il bambino ha bisogno di trovare, o ritrovare, alcune sicurezze: una famiglia, quella d’origine se non risulterà responsabile di abusi e maltrattamenti o un’altra che possa assicurargli rapporti e affetti stabili e duraturi ai quali ha diritto e dei quali ha urgente bisogno.

E’ lui la vittima, e chissà di quante altre non abbiamo notizia, ed è di lui che dobbiamo occuparci con assoluta priorità. Ad evitare che casi del genere abbiano a ripetersi, sarà bene che ognuno faccia la sua parte. Dalla comunità rom ci si deve aspettare sempre la massima collaborazione perché il rispetto al quale ogni ospite della nostra città ha diritto presuppone il rispetto assoluto delle leggi locali, nazionali e internazionali (Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia). Dalle forze dell’ordine, vigilanza e abilità investigativa, che hanno dimostrato in questo caso.

Dall’assessorato alle Politiche Sociali un’accurata e urgente indagine per accertare se ci sono state falle nel sistema di protezione dell’infanzia e per prendere gli eventuali provvedimenti del caso per migliorare il funzionamento di quel sistema. A noi cittadini, infine, spetta il compito di non cedere a pregiudizi nei confronti di chicchessia ma anche di vigilare sulla sicurezza dei bambini che a qualunque titolo vivono a Milano con la stessa attenzione, affetto e premura che riserviamo ai nostri figli.

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