Pubblichiamo di seguito la lettera di Iliana Totaro, mamma adottiva e Consigliere nazionale Anfaa.
In qualità di mamma adottiva sono sconcertata dalla superficialità che caratterizza la proposta di Ai.Bi.
Ma come si può pensare di prelevare dei bambini da un continente per farli atterrare nel nostro, dandoli in prova a due adulti che, se le cose non andranno come loro si immaginavano, li rispediranno indietro, salvandosi pure la coscienza con l’idea di sostenerli da lontano?
Ma che proposta è?
Il mio sconcerto aumenta poi sapendo che tutto ciò è addirittura avvallato dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, ovvero dall’Istituzione che a livello nazionale avrebbe il compito di garantire il buon operato degli Enti affinché ogni bambino veda riconosciuto il proprio diritto a crescere in famiglia! Ma ce lo ricordiamo ancora tutti che l’adozione serve per dare una famiglia a un bambino che non ce l’ha? O pensiamo che prima di tutto vada tutelata la serenità degli adulti, a cui diamo il giocattolo da provare, recapitato direttamente a casa, per vedere se funziona?
Mi dispiace ma, anche sforzandomi, non riesco davvero a capire come questa proposta possa favorire le adozioni di bambini grandicelli.
Inoltre la trovo profondamente immorale. E’ immorale perché con i sentimenti dei bambini non si scherza. Mai. Figuriamoci quando si tratta di bambini ai quali è già stata negata l’infanzia. Molta più cura dobbiamo avere nei loro confronti. Ancora più delicatezza, sensibilità e attenzione va loro riservata. E ciò non si ottiene di certo trattandoli come degli oggetti, che se piacciono potranno restare, altrimenti ritorneranno indietro, aggiungendo un altro gravissimo rifiuto a una vita che non è stata di certo generosa con loro.
E non è utile perché 3 settimane non sono niente. Niente per capire un bambino. In tre settimane non si sceglie un figlio. Perché un figlio non si sceglie mai. Un figlio lo si ama e basta. E lo si ama ancora prima di vederlo. Questo succede quando nasce dalla pancia. E questo succede quando nasce dal cuore. Quel figlio noi dobbiamo sentircelo nostro prima. Dobbiamo fargli spazio dentro di noi prima di incontrarlo, per poterlo contenere, per poter affrontare la sua rabbia, il suo dolore, le sue difficoltà.
L’adozione di un figlio non si può affrontare come un esperimento. Se va bene ce lo teniamo. Se va male lo restituiamo. Non funziona così. Perché se questo è il ragionamento, non ci sono vacanze prova, ma tutta la vita diventa una prova. E allora si che avvengono le cosiddette restituzioni.
E’ indubbio che l’adozione di bambini grandicelli o, come si dice, con bisogni speciali non sia semplice. Ma la soluzione per supportare la coppia, nel rispetto dei bambini, è quella di prepararla accuratamente prima e sostenerla concretamente dopo. Chi adotta non può essere lasciato solo. I servizi sociali e le ASL dovrebbero prevedere una corsia preferenziale per le famiglie adottive. Si dovrebbe realizzare una rete di sostegno, pubblica e gratuita, affinché le famiglie che hanno adottato ragazzi grandicelli o con difficoltà particolari trovino le risposte e gli aiuti necessari per andare avanti. Perché a volte l’amore non basta. Ma sono necessari interventi psico-pedagogici, percorsi di riabilitazione, attività di potenziamento cognitivo o comportamentale.
Le vacanze prova sono un’illusione, una riduzione semplicistica di situazioni altamente complesse. Sono sbagliate e mistificatorie, perché ci presentano la questione come se si trattasse di bambini che vengono in Italia per qualche scambio culturale e che se ci piacciono possiamo tenere, altrimenti rimandiamo indietro. Nella migliore delle ipotesi sono inutili, se va male sono dannose perché celano il significato devastante che un ulteriore rifiuto avrà su questi ragazzini.
Spiace davvero che un Ente, che ha sicuramente visto la sofferenza negli occhi dei tanti bambini che ha incontrato sul suo percorso, possa aver ideato un tale progetto.
A me, che sono una semplice mamma adottiva, e che ho visto solo gli occhi dei miei figli, non sarebbe mai venuto in mente.Iliana Totaro