Fin da piccolissima ho capito di essere diversa dagli altri bambini…
… Non potevo vivere con i miei genitori, non potevo tornare a casa mia la sera.
Avevo una famiglia, ma abitavo con un’altra… La notte mi svegliavo, tutta sudata con una fortissima nostalgia di mia madre.
A scuola ero tremenda. Non seguivo niente, con la testa ero lontana, assente, la mia angoscia la sfogavo attirando l’attenzione delle maestre, saltavo sui banchi, urlavo, ero una delle peggiori della classe.
Poi per fortuna, piano piano, mi sono abituata a questa doppia vita.
Quando sono troppo irrequieta mi chiudo nella mia camera, i pensieri vanno all’indietro, al mio passato, a mia madre, a mia sorella, allora cerco di concentrarmi e di mettere in pratica il consiglio che mi ha dato l’anno scorso il prof. di italiano, di guardare ogni giorno davanti a me, al presente e al futuro, come fosse un esercizio per la felicità, oppure se sono davvero giù telefono allo psicologo. Mi conosce da sempre, ho iniziato a fare terapia che avevo sei anni e ho continuato per quattro anni, è stato un modo per reagire al dolore, per integrarmi nella società, ora ogni tanto passo a trovarlo.
Sto con Carla e Mario dal lunedì al venerdì, poi il sabato e la domenica ogni 15 giorni vado da mia madre.
Carla e Mario mi fanno da genitori, e per me questo è un posto sicuro. Con gli amici non ho problemi, tutti conoscono la mia situazione, e so anche che non c’è nulla di cui vergognarsi.
Mia madre dice spesso che vorrebbe riportarmi a casa, ma non è possibile purtroppo, la sua depressione continua a peggiorare…
Con Mario e Carla posso costruire il mio futuro, ho quasi 18 anni, frequento un istituto professionale.
La mia alternativa era l’istituto o la comunità, per fortuna non è andata così. Continuo a soffrire quando lascio mia madre, ma adesso ho imparato a convivere con tanti affetti diversi.