torna all’indice del Bollettino 3-4 2012

I primi quarant’anni dell’Anfaa di Trieste

E’ molto difficile provare a raccontare quarant’anni di vita di un’associazione come l’Anfaa. Io, ad esempio, la conosco da una trentina d’anni, ma la frequento attivamente da quindici. Quindi questa è una storia parziale, che vuole soffermarsi su alcuni snodi significativi e sulle scelte di un gruppo di famiglie e di coloro che, nel tempo, ne hanno preso il testimone.

All’inizio c’è stato un nucleo di coppie amiche che ha pensato a come riproporre all’esterno, nella società, il ‘servizio’ vissuto all’interno dello scoutismo. La scelta si è posata sul mondo dei bambini e dei ragazzi e si è tradotto nella disponibilità all’accoglienza familiare e nel proporsi come volontari presso le strutture di accoglienza che allora si chiamavano istituti.

Quando si dice accoglienza familiare si intende adozione e affido: queste parole a quei tempi (inizi anni ’70) non erano scontate e di uso comune, ad esempio, per i Servizi Sociali. La legge su adozione e affido infatti è del 1983. Anche il termine ‘istituti’ ha una sua storia: i bambini e ragazzi (minori, in termine tecnico) venivano accolti in strutture capienti poiché il bisogno era impellente e non si era ancora fatta strada l’idea che strutture di quel tipo non erano adatte ai bisogni di crescita e sviluppo di bambini e ragazzi.

Quel gruppo di amici si è costituito in associazione e dopo poco ha aderito all’Anfaa.  L’Anfaa, a livello nazionale, esisteva dal 1962. Quindi in questo 2012 stiamo festeggiando i 40 anni dell’Anfaa di Trieste e i 50 di quella Nazionale.

L’azione dei militanti dell’associazione si muoveva lungo due linee specifiche: la testimonianza personale di accoglienza di minori e contemporaneamente di azioni di aiuto, sostegno e attenzione verso ragazzi e bambini in situazioni di difficoltà e il rapporto con i Servizi (Enti locali, operatrici del settore, Tribunale per i Minorenni,…) per collaborare nell’intervento di aiuto verso i bisogni che emergevano.

Era ampio lo spazio per l’attività dell’associazione. I servizi pubblici non riuscivano a intervenire in modo adeguato sui bisogni di tutte le situazioni di disagio (cosa che logicamente non riuscivano a fare nemmeno i volontari) e il tempo era (ed è) breve. Non c’è molto tempo a disposizione per sostenere, accompagnare e aiutare un bambino nella sua crescita e sviluppo. Se non lo si fa in tempo egli viene perso ad una vita sociale accettabile, innanzitutto per lui stesso.

La vita dell’associazione si snodava attraverso vari impegni, riunioni, feste, convegni e manifestazioni. Qualche nome dei soci di allora: Gasparo, Andriani, Taverna, Turel, Mitri e inoltre (e successivamente) anche Marina, Ornella, Giuliano, Severino, Marisa, Sabina, Valdo, Tiziana, Rita, …

Angela Gasparo è stata la volontaria, nonché la socia che è stata Presidente più a lungo, che ha dato un impulso decisivo e costante negli anni per la vita e le scelte dell’associazione. Nella carica di Presidente (che nel nostro caso non è un emblema di prestigio ma un carico di responsabilità e di lavoro) le sono succeduti Giuliano Musizza che ha portato il suo entusiasmo imprenditoriale e di genitore affidatario; Marisa Semeraro che ha dato il contributo della sua competenza e intraprendenza e ha rappresentato l’associazione nelle varie istanze pubbliche nel momento difficile in cui Angela è venuta a mancare; Dario Montagnana che ha raccolto il testimone di questa storia quarantennale e si sta impegnando a rinforzare e a sviluppare l’associazione.

Nel corso del tempo ci sono stati dei passaggi drammatici. Angela Gasparo ci ha lasciati prematuramente e nell’associazione si è creato un vuoto che abbiamo cercato di superare con l’impegno di tutti. In quegli anni, i primi del nuovo secolo, Sabina Privitera Montello ha messo a disposizione senza riserve il suo impegno per far superare all’Anfaa quei momenti difficili. Poi anche lei è venuta a mancare, ma ci ha lasciato l’esempio di come ci si mette a disposizione dei bisogni dell’associazione e dei bambini. Un ricordo anche per Tiziana Vergerio, assistente sociale del Comune di Trieste e mamma affidataria, che ha vissuto il suo ruolo familiare e professionale con un’intensità e coscienziosità che, ad esempio, le viene ancora oggi riconosciuta all’interno del Servizio Sociale.

L’attività dell’associazione è passata attraverso i mutamenti e sviluppi della storia del sociale a Trieste. Il Servizio Sociale che è passato dalla Provincia al Comune; la rete con le assistenti sociali del Comune; la collaborazione con l’Azienda Sanitaria; la ristrutturazione degli istituti e la nascita delle Comunità d’Accoglienza; la dismissione da parte del Comune delle proprie Comunità; i progetti sperimentali della legge 286; il nuovo modo di intendere il welfare con la legge 328/2000; i primi passi dei Piani di Zona, con i progetti per i minori; lo sviluppo del PdZ con le attuali Linee Guida Regionali per un impulso nuovo all’offerta di servizi alla persona che coinvolga tutti gli enti pubblici, il terzo settore e le associazioni.

Nel 2011 nella nostra sede di via Donatello sono stati fatti lavori di ristrutturazione e l’inaugurazione successiva (a vent’anni dal nostro primo ingresso) è stata l’occasione per vedere gli amici vecchi e nuovi e ricordare la vecchia sede di Strada di Fiume all’interno di quello che allora era l’Ipami (struttura che accoglieva madri con bambini). Ricordando i vecchi tempi abbiamo fatto una riflessione sul lavoro che l’Anfaa ha cominciato a fare quarant’anni fa: disponibilità all’accoglienza, interventi e presenza nelle varie situazioni di disagio che coinvolgono bambini e ragazzi, promozione dell’adozione e dell’affido, collaborazione con gli enti pubblici e stimolo agli stessi a moltiplicare gli sforzi per non perdere le giovani generazioni.

Questo lavoro dell’Anfaa non è finito: il nostro impegno, unito a quelli di tutti, deve proseguire.

 

Fabio Pillin