Gabriele Francesco
Nei mesi scorsi in diverse città italiane alcuni neonati sono stati ritrovati in cassonetti ed altro e se per due bimbi la fortuna ha voluto che fossero ancora vivi per un piccino ritrovato in un angolo sotto un cavalcavia a Novara la tragedia si è compiuta: il piccolo, nato vivo, è morto di fame e di freddo.
Come ANFAA abbiamo sottolineato la possibilità per le donne di partorire in anonimato inviando ai giornali il comunicato stampa che già è stato pubblicato sul bollettino n. 1-2013. C’ è da precisare che il Comune di Novara, su indicazione della Regione, è una delle quattro istituzioni piemontesi che si occupano dell’assistenza alle donne in gravidanza e alle madri (anche se straniere clandestine) che non vogliono riconoscere il figlio; le altre sono il Comune di Torino, i Consorzi dei Servizi Socio-assistenziali dell’Alessandrino e del Cuneese e Novara funziona come punto di riferimento per tutto il quadrante orientale. Sui giornali locali sono apparsi articoli in merito compresa un’intervista al primario di pediatria dal titolo “Donne, fidatevi, l’anonimato viene garantito con discrezione” e che si possono leggere sul nostro sito al link: https://archivio.anfaa.it/blog/2013/04/11/comunicato-stampa-3/
Un’ondata di commozione ha avvolto la morte del piccolo al quale è stato dato il nome di Gabriele Francesco (l’Angelo dell’Annunciazione ed il nuovo Papa) e molti hanno partecipato alla raccolta di fondi per l’arredo di due stanzette all’Ospedale pediatrico di Novara che porteranno il suo nome.
Massimo Gramellini ha dedicato al piccolo “il suo Buongiorno su La Stampa dell’11-5-2013”:
“Ci sono ancora” di Massimo Gramellini
Buongiorno, mi chiamo Gabriele Francesco. Sono nato a Novara l’11 aprile 2013 e oggi avrei un mese, se fossi ancora vivo. Invece sono morto lo stesso giorno in cui sono nato. Adesso tutti starete pensando che mamma e papà non si sono comportati bene: in effetti mi hanno lasciato solo, sotto un cavalcavia, con indosso pochi stracci e senza un biberon nei paraggi. Ma io non mi permetto di giudicarli. Certo è che noi neonati siamo indifesi: ci buttano dai ponti, ci fanno esplodere sotto le bombe, ci vendono per pochi soldi. Siamo carne da telegiornale. Prima di chiudere gli occhi, mi sono raggomitolato tra i rifiuti per cercare conforto e ho pensato: ma è davvero così brutto questo mondo che sto già per lasciare? Poi mi sono sentito sollevare e sulla nuvola da cui vi scrivo ho visto che la bellezza c’è ancora. C’è bellezza nel camionista che mi ha trovato e nell’ispettore che mi ha messo questo nome meraviglioso: è importante avere un nome, significa che sei esistito davvero. C’è bellezza nei poliziotti che per il mio funerale hanno fatto una colletta a cui si sono uniti tutti, dai pompieri alle guardie forestali. E c’è, la bellezza, nella ditta di pompe funebri che ha detto «per il funerale non vogliamo un euro», così i soldi sono andati ai volontari che in ospedale aiutano i bimbi malati. Dove sono nato io, metteranno addirittura una targa. Allora non sono nato invano. Mi chiamo Gabriele Francesco, e ci sono ancora.
(Liberamente tratto dal testo inviatomi ieri, giorno del funerale di Gabriele Francesco, da un lettore di Novara che ha chiesto di restare anonimo. C’è tanta bellezza anche in lui).