torna all’indice del Bollettino 2 2013

Testimonianze 

Riportiamo la testimonianza di Lara Stella in affidamento alla famiglia Bonelli di Carano (Trento) in merito alla sua esperienza di partecipazione al gruppo di sostegno per bambini/ragazzi affidati organizzato dalla provincia autonoma di Trento. 

Questa testimonianza fa parte della sua Tesina Interdisciplinare, presentata all’esame di maturità di quest’anno.

Sostegno all’affido in Provincia di Trento

di Lara Stella

Il Servizio Affidi della Provincia Autonoma di Trento organizza dei gruppi di sostegno per i bambini affidati e per le famiglie affidatarie che si tengono una volta al mese esclusi i mesi estivi di luglio e agosto. I gruppi sono formati da bambini o ragazzi della stessa fascia di età e si svolgono contemporaneamente agli incontri dei loro genitori affidatari. Così, mentre in una stanza si incontrano i bambini o i ragazzi guidati da uno psicoterapeuta, in un’altra si riuniscono i genitori coordinati da uno psicologo e un assistente sociale.

Io frequento da alcuni anni il mio gruppo ora formato da ragazzi delle superiori. Ci vado sempre molto volentieri e spesso dico ai miei genitori che quando entro in quell’edificio, io mi sento a casa perché noi ragazzi abbiamo l’opportunità, per noi molto importante, di condividere e confrontare le nostre esperienze, la nostra quotidianità con i nostri problemi, insicurezze, gioie, tristezze, amori.

È molto confortante poiché solo in quell’ambiente noi possiamo parlare a ruota libera, sapendo di non dover dare troppe spiegazioni, ci sentiamo a nostro agio e, soprattutto ci si capisce; in un modo o nell’altro ognuno prova o ha provato, vive o ha vissuto gli stati d’animo che nei vari incontri vengono espressi e condivisi.

Ogni autunno si aggiungono al gruppo i ragazzi che entrano in prima superiore mentre quelli che arrivano alla maggiore età, possono scegliere se continuare a frequentare o meno il gruppo. I più grandi accolgono volentieri i ragazzi più giovani anche se, inizialmente c’è un po’ di imbarazzo reciproco, sono tutti orgogliosi: i più giovani di entrare nel gruppo dei “grandi”, i più grandi di esibire la loro esperienza e maturità. Ben presto ci si amalgama e con grande facilità si parla delle insicurezze, dei conflitti interiori e di quelli con le famiglie sia d’origine che affidatarie, dei problemi particolari che le nostre situazioni di affidati comportano, consapevoli delle mille contraddizioni in cui siamo immersi, ma altrettanto sicuri di essere compresi poiché tutti, sia pure con sfaccettature diverse, abbiamo vissuto le stesse situazioni ed emozioni. È bello poterci scambiare conforto, consigli, sostegno senza sentirci giudicati o incompresi. Per noi è una soddisfazione personale, poiché ci rendiamo conto che siamo riusciti a superare molte difficoltà, da soli, seppur con il sostegno dei nostri cari e questo contribuisce ad aumentare la nostra, spesso scarsa, autostima. I più giovani vedono in noi degli esempi, ragazzi che hanno vissuto le loro stesse grandi difficoltà ma che sono riusciti a superarle e ce l’hanno fatta! E questo dà anche a loro molta forza nell’affrontare queste difficoltà. Molte volte infatti è molto più utile una parola o un consiglio di un amico che ti capisce e che ha provato i tuoi stessi sentimenti, che non quello dei propri genitori che, pur dicendo magari le stesse cose, ai nostri orecchi suonano molto diverse, ci sembrano “prediche” o imposizioni.

A loro volta i genitori si confrontano sulle nostre reazioni, sulle nostre sfide, sulle nostre contraddizioni, cercando di capire quale possa essere l’atteggiamento migliore da prendere di fronte ai nostri comportamenti spesso inspiegabili e, sinceramente, spesso non compresi nemmeno da noi, e reagire al meglio per il nostro bene, per il nostro equilibrio interiore, la nostra crescita e matura­zione.

 

Un po’ di poesia

Concludo il mio lavoro con un poesia di Rabindranath Tagore, (1861 – 1941) primo poeta indiano insignito del Premio Nobel per la letteratura,  sensibilissimo, dolce ed efficacissimo nell’esprimere i sentimenti più belli e spesso nascosti dell’animo umano.

Questa poesia, “Nascita fa parte della raccolta di poesie “Il canto della vita”. Egli celebra il legame UNICO che madre e figlio nutrono tra loro ma, a mio avviso, non solo quello che sancisce un legame naturale ma anche quello costruito con l’affetto, le cure, l’accudimento, il vivere insieme condividendo gioie e difficoltà, caratteristico del legame adottivo e affidatario:  “…Dove mi hai trovato e raccolto?…”  “….eri di tutti, sei diventato mio….” 

Nascita 

Il bambino chiama la mamma
e domanda: «Da dove sono venuto?
Dove mi hai trovato e raccolto?»
La mamma ascolta,
piange e sorride mentre stringe
al petto il suo bambino:

«Eri un desiderio dentro il cuore!»
«Eri nel gioco il mio balocco,
all’aurora, al tempo della preghiera,
ti ho sfatto e rifatto.

Tu eri davanti a Dio
sul trono dell’adorazione:
nella sua adorazione ti ho adorato!»

«Nelle speranze della mia vita,
in tutti i miei amori,
nella vita dei miei antenati,
nella nostra casa antica,
nessuno sa quanto tempo fosti nascosto
nel seno di Dio.»

«Quando il cuore nella giovinezza
si aprì in fiore, t’univi come fragranza
stretto insieme alle mie tenere membra,
spargendo grazia con la tua tenerezza.»

«Caro tesoro di tutti gli dei
tu sei più antico dell’eternità,
della stessa età della luce dell’aurora:
dai sogni dell’universo sei arrivato nuovo
in un’onda di gioia a riempire
di gaudio il mio cuore.»

«Con occhi fissi ti guardo:
non comprendo il tuo mistero!
Eri di tutti, sei diventato mio.
In quel corpo baciando questo corpo,
diventato bimbo della mamma,
ti sei fatto vedere mentre sorridi
dolcemente in questo mondo.»

«Per paura di perderti desidero legarti al petto:
se t’allontani un poco m’immergo nel pianto.
Non so quale illusione spezzare
per tenermi legato il tesoro
dell’universo nascosto dentro
queste mie deboli braccia».