Luca Trapanese aveva chiesto di poter accudire un bimbo disabile “senza porre alcuna condizione”. Ma in Italia ce ne sono ancora tanti in attesa di adozione. Qui l’articolo di Monica Coviello su Vanity Fair:  Più di 400 bambini come Alba aspettano una famiglia    La legge 184/83  prevede specifici sostegni economici a coloro che adottano i bambini sopra i 12 anni e/o con handicap accertato …solo la RegionePiemonte si è mossa in tal senso. La presidente Anfaa Donata Nova Micucci ha dichiarato: «si sta affermando la tendenza a considerare l’adozione come ultima spiaggia, come un ripiego, invece per le coppie non deve essere una seconda scelta, ma un percorso consapevole. Anche per questo è necessario che le coppie ricevano una formazione continuativa e un sostegno, economico ma non solo, che sia duraturo».

La giornalista de La Stampa Flavia Amabile, nel suo articolo < quei 400 figli che nessuno ha voluto > fa un approfondimento sulla situazione dei <bambini che sono stati dichiarati adottabili da anni ma le istituzioni preposte non sono mai intervenute attivamente per garantire loro una famiglia.> Come ha dichiarato la consigliera nazionale Anfaa Dr.ssa Frida Tonizzo.

Come Anfaa segnaliamo:

I DATI E LE FONTI. I dati forniti dal Ministero di giustizia per la Campagna DONARE FUTURO e basati sull’ultima rilevazione dell’ottobre 2017 fornisce la cifra di 424 bambini dichiarati adottabili ma non ancora adottati, perché soffrono di patologie accertate o sono disabili o sono grandi di età. La maggior parte di questi 424 bambini e ragazzi hanno una disabilità o soffrono di gravi patologie.

IL RUOLO DELLE ISTITUZIONI. L’adozione di questi bambini non può riuscire solo sulla base della disponibilità delle famiglie che li accolgono: è indispensabile che esse possano contare su una rete di rapporti umani e sociali; la loro disponibilità deve essere accompagnata e sostenuta in primo luogo dalle istituzioni e dalla società civile.

LE ESPERIENZE DELLE FAMIGLIE. Una coppia che si accosta all’adozione difficilmente pensa a un bambino “diverso” perché si sente investita da una responsabilità e da un impegno molto grandi. Indubbiamente l’adozione di questi bambini non può avere luogo con le stesse procedure che si seguono per gli altri. Non basta una motivazione che scaturisca da una scelta “dalla parte degli ultimi”: è necessario che scatti un coinvolgimento interiore che permetta di vedere al di là della “diversità”; ci sono bambini gravemente handicappati, malati o duramente provati dalle gravissime violenze ed abusi subiti che sono stati adottati… Ma tanti altri la stanno ancora aspettando e forse non l’avranno mai, se non ci si attiva per trovarla. “È nel momento dell’incontro, che può scattare l’attrattiva e la voglia di voler bene a quello che non ti appare più “il bambino handicappato” su cui hai ragionato, ma semplicemente un bambino che ha bisogno di te per recuperare la gioia di vivere” ( PAOLA E ANTONIO)