No all’adozione prenatale
Una recente petizione dell’AiBi propone, quale misura di prevenzione all’aborto, l’adozione prenatale, vale a dire il mantenimento e l’adozione del nascituro durante la gestazione.
Siamo contrari a qualsiasi forma di adozione del bambino o di sostegno economico della madre biologica durante la gestazione. Tale forma di adozione è peraltro espressamente vietata dalla Convenzione de L’Aja in meteria di cooperazione e adozione internazionale.
La nostra contrarietà è motivata dalle seguenti ragioni:
- nel superiore interesse del bambino, la partoriente deve poter liberamente decidere se riconoscere o meno il proprio bambino solo dopo la sua nascita
- l’adozione “in pancia” può favorire il traffico dei neonati con annesso sfruttamento delle gestanti, talmente povere e disperate da accettare qualunque tipo di compromesso; come già segnalato dai mezzi di informazione, bande criminali utilizzano partorienti in difficoltà per realizzare lauti guadagni con quanti vogliono un figlio a tutti i costi
- la legalizzazione di una tale operazione, quand’anche non faccia sospettare una vera e propria compravendita, può far sorgere nei figli adottivi più sensibili ed attenti concreti dubbi sul proprio originario stato di adottabilità (“Mi hai adottato solo perché la mia mamma era povera!” oppure “Se hai aiutato la mia mamma biologica durante la gestazione, perché non sostenerla anche dopo il parto, consentendomi di vivere accanto a lei?”).
Su questo tema il nostro ordinamento è molto chiaro: la gestante non può dare il nascituro in preadozione e deve essere seguita prima, durante e dopo il parto dai servizi socio-assistenziali e ospedalieri, affinchè la decisione relativa al riconoscimento o meno del proprio nato sia assunta con la massima libertà e consapevolezza.
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