La gestione
L’inserimento del minore nella famiglia affidataria
E’ importante monitorare e sostenere l’avvio dell’affidamento. Può capitare che il bambino, entrando nella famiglia affidataria, si senta estraneo, si comporti in modo ritenuto “discutibile”: ad esempio, rispondendo poco o non rispondendo affatto ai gesti affettuosi (abbracci, coccole…) degli affidatari. È importante tenere presente che per lui, quando arriva, il problema non è tanto quello di “avere due famiglie”, quanto il timore di non averne più nessuna: ha paura di perdere la sua d’origine che, anche se inadeguata, rimane comunque la sua, alla quale egli si sente legato, e non conosce ancora bene quella affidataria, su cui ancora non sa di poter contare. Perciò incomincia ben presto a mettere alla prova la disponibilità degli affidatari, per misurare il loro reale interesse per lui. Ad esempio, può diventare aggressivo o chiudersi in un ostinato mutismo o raccontare bugie…La tentazione forte degli affidatari – soprattutto all’inizio dell’affido – può essere quella di arginare questi atteggiamenti imponendo delle regole, con il rischio che siano troppo rigide. Non vorremmo essere fraintesi e precisiamo che le regole sono indispensabili per la vita familiare; ma è anche determinante una grande flessibilità.
Come reagiscono i figli degli affidatari
Nelle famiglie affidatarie ci possono essere uno o più figli che possono avere un ruolo determinante sull’esito dell’affidamento. È evidente che devono essere preparati all’accoglienza del minore e devono condividere la decisione presa dai genitori; questo può non bastare, è infatti difficile prevedere sempre le loro emozioni e le loro reazioni (ad esempio: gelosie reciproche, ostilità iniziale, ecc.). Va tenuto presente che il minore affidato porta con sé problematiche anche gravi, sovente lontane da quelle della famiglia affidataria; a volte può essere laborioso per i figli degli affidatari accettare la diversità o addirittura farsene carico. Bisogna dare loro il tempo di assimilare la nuova realtà: è importante che possano esprimere le loro difficoltà, le loro preoccupazioni, che non si sentano “obbligati” a compiacere i genitori. Solo nella chiarezza si possono trovare soluzioni. È importante che, accanto ai momenti di vita comune, essi abbiano spazi decisamente diversificati (ad esempio, attività ricreative e/o sportive differenti), che permettono loro di avere anche più cose da raccontare. I figli possono dare un aiuto sovente insospettato , e insospettabile, nella riuscita dell’affido: attraverso la loro comunicazione “trasversale” comunicano messaggi, rassicurazioni, regole… Non si devono pretendere cambiamenti immediati, rapidi o continui: bisogna saper “entrare in punta di piedi” nella loro vita.
Il ruolo degli operatori
Il lavoro svolto dagli operatori è necessario per garantire un’adeguata preparazione e valutazione degli affidatari e per sostenerli dopo l’inserimento del minore anche attraverso incontri di gruppo. È, infatti, decisamente importante per gli affidatari avere la possibilità di incontrarsi, insieme con gli operatori, per capire che le difficoltà sono comuni anche ad altri, per aiutarsi a scoprire le energie nascoste in ciascuno, per capire i conflitti che l’affidamento può creare nella famiglia affidataria, nei rapporti degli affidatari con i loro parenti, per impostare o reimpostare quelli con i familiari del bambino, per arrivare gradualmente a gestire positivamente le difficoltà.
L’inserimento scolastico degli affidati
Una parte significativa delle energie degli affidatari viene investita nei confronti della scuola, che si è rilevata più volte impreparata nell’affrontare realtà nuove. I bambini affidati hanno sovente difficoltà di apprendimento o di comportamento. La mente concentrata sui loro problemi lascia poco spazio per le conoscenze che si chiede loro di acquisire: i contenuti scolastici non li interessano o restano lontani dalla loro realtà. All’interno della classe, nei rapporti con i compagni e con gli insegnanti, si possono trovare in una condizione di estraneità: l’affidamento è un intervento ancora poco conosciuto, spesso confuso con l’adozione; il bambino non sa cosa dire ai suoi coetanei, come e quanto raccontare della sua storia.
Quali informazioni sul minore
L’affidamento prevede il mantenimento e, ove possibile, il rafforzamento dei legami del bambino con la sua famiglia d’origine.
Gli affidatari
- dovrebbero ricevere dai Servizi Sociali e Sanitari le informazioni riguardanti la situazione familiare, la storia, le esperienze e i legami del bambino, per conoscere e per comprendere le sue difficoltà, le sue richieste e le reazioni al nuovo ambiente;
- devono garantire la necessaria riservatezza sulle informazioni ricevute e non divulgare a terzi quanto hanno appreso.
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Scheda a cura dell’Anfaa