Sostegno alle gestanti e madri in gravi difficoltà
Il supporto dei Servizi alle gestanti
Ci sono gestanti che vivono situazioni di grave emarginazione, sovente giovani o giovanissime, che necessitano prima, durante e dopo il parto di interventi non solo sanitari, a livello consultoriale o ospedaliero, ma anche socio-assistenziali: esse possono trovarsi in gravi emergenze (ad esempio la perdita o la mancanza del lavoro e/o della casa e/o di reddito sufficiente per vivere) e avere bisogno di accoglienza (in comunità, presso famiglie, in appartamenti protetti) o di sussidi economici.
Molte di loro decidono di riconoscere il loro nato, di prendersene cura anche rivolgendosi ai servizi socio-assistenziali del proprio territorio per chiedere i sostegni di cui necessitano, ma non sempre li ottengono, in particolare quelle extracomunitarie senza permesso di soggiorno.
Ci sono poi anche altre donne che sono invece incerte, non sanno che cosa fare del bambino che nascerà, se riconoscerlo o meno, oppure hanno già deciso di non riconoscerlo, avvalendosi del diritto alla segretezza del parto: in questi casi, anche in base alle esperienze finora realizzate occorre dare alla gestante la possibilità anticipata di riflettere, di verificarsi e di decidere con serenità ed autonomia, fornendo le informazioni necessarie sugli aiuti cui ha diritto sia se provvede a riconoscere il proprio nato, sia se decide di partorire in anonimato.
La riservatezza è un elemento fondamentale da tutelare per garantire la vita del nascituro e per rassicurare le donne interessate sul loro effettivo diritto alla segretezza del parto. Spesso l’intervento assistenziale di supporto è necessario anche per le gestanti e madri coniugate con situazioni personali e familiari difficili. E’importante offrire alla gestante la possibilità anticipata di riflettere e di decidere con serenità ed autonomia, avendo le informazioni necessarie sugli aiuti cui ha diritto sia se decide di diventare la mamma del proprio piccolo, sia se decide di partorire in anonimato. Questa riservatezza viene a mancare se la gestante, che è ancora incerta o che ha già deciso di non riconoscere il proprio nato, è costretta a rivolgersi ai servizi del proprio territorio, dove potrebbe essere riconosciuta.
Le competenze delle Istituzioni
Oltre alla garanzia del diritto al parto in segreto la legge 2838/1928, richiamata dalla legge sulla riforma dell’assistenza n. 328/2000, obbliga le Province – a meno che la legislazione regionale abbia attribuito detti compiti ad altri organismi – ad assistere gratuitamente non solo le gestanti in condizioni di disagio personale, sociale ed economico, comprese quelle che vivono clandestinamente nel nostro Paese, ma anche i loro nati riconosciuti o non riconosciuti.
Occorre che le Istituzioni, in attuazione della normativa vigente, garantiscano alle gestanti il sostegno da parte di personale preparato (psicologi, assistenti sociali, educatori…) che aiuti la gestante prima, durante e dopo il parto, la accompagni a decidere responsabilmente se riconoscere o meno il bambino e la sostenga fino a quando è in grado di provvedere autonomamente a se stessa e, se ha riconosciuto il bambino, al proprio figlio.
Una ricerca sulla situazione a livello nazionale
Dalla ricerca effettuata nel 2012 dall’Anfaa sull’attuazione della all’art. 8, comma 5 della legge n. 328/2000 è emerso, in breve, che le Regioni che non hanno legiferato sono: Calabria, Marche, Molise, Puglia, Toscana, Bolzano, Trento, Valle D’Aosta. Le regioni legiferanti invece sono: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Umbria. Risulta inoltre dalla rilevazione che le Regioni prese in considerazione hanno provveduto al trasferimento delle funzioni attribuendo però a tutti i Comuni le competenze relative all’assistenza alle gestanti e madri in gravi difficoltà e ai loro nati, non tenendo conto delle partorienti che necessitano di interventi specifici legati alla loro condizione. Il Piemonte risulta essere l’unica Regione che ha provveduto al trasferimento delle funzioni e al contempo individuato gli enti gestori degli interventi assistenziali cui sono state affidate le competenze e definito i criteri, le procedure e le modalità di esercizio di queste funzioni. Per quanto riguarda invece il passaggio delle relative risorse umane, finanziarie e patrimoniali dai dati disponibili emerge che la regione Campania riferisce che non vi sono stati trasferimenti di risorse umane e/o patrimoniali, bensì vi è stato soltanto un trasferimento di risorse economiche; il Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Lazio, hanno invece trasferito risorse economiche, umane e patrimoniali. Per le altre regioni non risulta, dai dati ottenuti, che tale passaggio sia avvenuto.
L’ innovativa legge della Regione Piemonte
La Regione Piemonte, anche dietro forte sollecitazione da parte del Coordinamento Sanità-Assistenza di Torino (coordinamento di cui fa parte l’Anfaa) ha trasferito con la legge n. 16/2006 dalle otto Province piemontesi a quattro istituzioni (Comuni di Torino e di Novara, Consorzi dei servizi socio-assistenziali dell’alessandrino e del cuneese) le funzioni relative alle gestanti e alle madri (comprese quelle prive del permesso di soggiorno), nonché ai minori.
La proposta dell’Anfaa per una legge nazionale
Sono state presentate nella passata legislatura le proposte di legge n. 1266 del Consiglio regionale del Piemonte e la n. 3303 dell’On. Lucà ed altri. Esse recepivano la positiva legge 16/2006 della Regione Piemonte e prevedevano che fossero le Regioni ad individuare alcuni Comuni (singoli o associati) cui attribuire le competenze relative agli interventi socio-assistenziali nei confronti di queste gestanti, interventi che devono essere forniti su semplice richiesta dell’interessata, indipendentemente dalla sua residenza anagrafica, quindi possono accedervi anche le donne extracomunitarie senza permesso di soggiorno, secondo quanto raccomandato in merito nel 2° Rapporto supplementare CRC . Purtroppo l’iter legislativo non si è concluso, nonostante l’impegno dei parlamentari proponenti e del Presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei deputati.
In questa legislatura è stata presentata, anche a seguito di sollecitazioni dell’Anfaa, dall’On. Rossomando ed altri la proposta di legge n. 1010 “Norme riguardanti interventi in favore delle gestanti e delle madri volti a garantire il segreto del parto alle donne che non intendono riconoscere i loro nati” che riprende quanto previsto dalla proposta di legge presentata nella XVI legislatura.
Confidiamo che possa essere approvata al più presto, dando così attuazione a quanto raccomandato anche nel 6° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia, pubblicato nel giugno 2013, a cura del gruppo di lavoro CRC (cui l’Anfaa fa parte) e coordinato da Save the Children Italia.
Rinviamo per ulteriori approfondimenti alla sintesi del convegno “Mai più sole: le esigenze e i diritti delle gestanti e madri con gravi difficoltà personali e familiari e dei loro nati”.